Ancora un post su un fumetto che ho letto e mi ha colpito per la sua particolarità.
Ancora un fumetto tratto dalla collana Graphic Novel che in cinque dei dieci numero di cui è composta si è rivelata essere un ottimo investimento, culturale ed emozionale oltre che intellettuale.
Sul fumetto “5 è il numero perfetto” si può trovare on-line di tutto e di più in termini di analisi della sua genesi, interviste con l’autore, della sua trasversalità culturale che l’ha fatto apprezzare in tutte le nazioni in cui è stato pubblicato, nel suo essere un noir. Italiano. Bello. Avulso dai cliché americani, o pulp. Mi limito quindi ad evidenziarti il sito dell’autore, Igort, il suo blog, la pagina dove acquistare l’edizione in mio possesso, oppure quella dove acquistare l’edizione “ufficiale”.
Ed ora passiamo a qualche riflessione ed emozione.
Innanzitutto la durata spropositata di “gestazione” dell’opera. È possibile o anche solo ammissibile che un Autore impieghi anni della sua vita per completare un centinaio di pagine di un racconto? Il risultato finale (di Igort in questo caso, ma subito alla mente mi sovviene il ricordo del Tex di Magnus letto anni fa e disperso nei miei due armadi di fumetti in garage) tenderebbe a dire di si, ma io mi chiedo come l’Autore riesca a campare per tutti questi anni … sia dal punto di vista meramente economico che dal punto di vista “intellettuale”, focalizzandosi su dettagli pazzescamente precisi o sottointesi, che si nascondono poi nelle pieghe del detto e del non detto, del disegnato e del non disegnato, del colorato e del non colorato.
E, in questo fumetto, nel magico, misterioso ed inusuale equilibrio tra blu, nero e giallastro della carta utilizzata in questa edizione.
Dopo la tinta seppia utilizzata in alcune edizioni di Nausicaa nella valle del vento o l’uso violento del bianco nelle nere tavole del Sin–City di Frank Miller, devo dire che questo “blu notte” – per usare una frase ormai famosa ai più nell’ambito del noir Italiano – regala una particolarissima e personalissima atmosfera al fumetto, prestandosi a seconda delle scene ad essere un cupo sfondo dei vicoli di Napoli di notte oppure il terso mattino di una spiaggia sud americana.
Un altro elemento che mi ha molto colpito è stato l’uso dell’iconografia pubblicitaria tipicamente Italiana, dal gusto retrò (solo dopo la lettura ho appreso che l’anno in cui la storia è ambientata è il 1972) che riesce a dare alla storia un preciso contesto geografico e culturale.
Ed infine l’altro tocco da maestro narratore, a mio avviso, è l’uso del dialetto e dei dialoghi tra i protagonisti … sin dalle prime battute ci si immerge così nel mito di Napoli, in una maniera forte, completa, assoluta e unica come una nera tazza di caffè bollente.
Sul tratto – magistrale – di Igort non mi sento, o riesco, di dir nulla … tutto è efficace alla narrazione, avviene e si spiega in sua funzione, e qui viene fuori tutto lo sforzo intellettuale ed umano dell’Autore che lo ha tenuto occupato nell’impresa di questa creazione per tutti quegli anni.
Insomma, un altro pezzo di cultura da avere in biblioteca … perchè ne hai una a casa, vero ?