Wake up: News doesn’t work →
Sono estremamente meravigliato di come l’articolo di Dave Winer, scritto lo scorso 10 Luglio, sia arrivato soltanto stamattina sotto il mio ‘radar’ informativo.
Try an exercise.
Get informed.
You can’t. All you get is sensation. Feelings. Pushes in this primal direction or another. Fear dominates. The people who do what we call news know how this works and they make fear. And that’s a rush and it feels good, but what about when you really just want to know what’s happening?
La tesi esposta da Dave è tutta qui, in queste poche righe. Proviamo assieme un esercizio, cerchiamo di informarci su una vicenda. Arrivare ai fatti è di fatto praticamente impossibile.
Una nazione vota per “uscire dalla Comunità Europea”. Un disastro ferroviario tra Andria e Corato strazia la Puglia, un singolo fa una strage sul lungomare di Nizza, un tentato colpo di stato a Instambul fa tremare il mondo.
Quali sono i dati, i fatti? Si dice, si stima, si pensa, si ritiene… Perché nel 2016 non c’è un sistema sicuro di segnalazione percorrenza binario per treni? Quali sistemi di sicurezza sono disponibili sulle varie tratte ferroviarie italiane? E nel mondo? Chi è davvero l’attentatore? Il golpe aveva ragion d’essere o è una montatura? E tante, tante altre…
Quello che abbiamo sono riprese parziali, bare bianche con ghirlande di fiori in primo piano, la testimonianza dei soccorritori.
Per non parlare di Facebook, il più grande esperimento sociale del mondo non è in grado di aggregare le notizie di cui mi interessa veramente pur avendo traccia di attività e preferenze mie e dei miei seicento contatti.
Dobbiamo migliorare, dobbiamo trovare un modo. Dalla nostra reale comprensione degli accadimenti derivano opinioni, analisi, decisioni. E le decisioni prese ‘di pancia’, sull’onda dell’emozione non sono mai buone, ne vagamente risolutive …
Ho appena visto che il Post ha pubblicato una traduzione dell’articolo di Dave Winer: L’Informazione non funziona …
Distributori di emozioni più che di informazioni. Stupore, rabbia, empatia, tristezza… i giornali odierni sono questo. Le informazioni sono costose da reperire, difficili da far comprendere. Per tali ragioni nessuno fa più lo sforzo di venderle.
Ciao,
Emanuele
Non so, questo genere di articoli mi lasciano perplessa, perche’ ho le mie fonti informative (scelte con molta cura) che mi danno una prima idea generale dei fatti, poi spesso mi cerco i dettagli. Tipo come sono distribuiti i binari unici per regione, cercato e trovato. Non capisco il problema, davvero pero’.
Mi trovi più che d’accordo!
Nella nostra epoca, in particolar modo per gli under 50, non si può pensare si stare supinamente ad attendere che la notizia arrivi già completa di tutti i fatti! L’ossessione del click genera articoli in continuazione che per forza di cose non possono essere completi ed approfonditi.
Il sistema informativo moderno deve essere quindi creato da noi stessi e pertanto perfettamente adattato al grado di approfondimento che vogliamo raggiungere. L’unica abilità richiesta è quella di saper discernere tra le fonti, in particolare tra quelle che riportano pedissequamente e quelle che forniscono ulteriori dettagli e soprattutto le fonti.
Amica mia, tutto ciò ha richiesto da parte tua uno sforzo. Come richiede a me uno sforzo per ottenere lo stesso risultato.
Per una società che si proclama essere “dell’Informazione” non credi che sia un po’ un contraddittorio – in mancanza di un termine migliore – la necessità di questo sforzo per ottenere le informazioni che si cercano?
Il mondo e’ piu’ complesso che mai, il che vuol dire che qualsiasi cosa, ma proprio qualsiasi, richiede ovviamente piu’ sforzo di vent’anni fa, ma persino di 10 anni fa. E ti direi anche meno male da un certo punto di vista, perché vuol dire che dobbiamo usare quella cosa che sta dentro la scatola cranica, invece di tenerla li’ a fare nulla. Possiamo vivere oltre gli 80 anni, ma ci vogliamo arrivare senza avere un cervello attivo e sveglio? Non ti pare un paradosso?
Una volta lo sforzo richiesto per ottenere un modicum di informazione era di andare all’edicola e compare, almeno in Italia, un paio di giornali – uno per ogni famiglia politica se vogliamo.
Ieri, per un esercizio comparativo (anche se a dire il vero i quotidiani italiani on-line non sono comparabili a nulla se non a pura spazzatura), ho fatto un giro sui siti di FT, LeFigaro, TheTelegraph.
Ognuno di questi proponeva articoli lunghi pagine e pagine sulla tragedia di Nizza, sui fatti turchi e sullo scandalo del doping di stato in Russia.
Orbene, in nessun caso la quantità di informazione era accettabile. Nessun link alle fonti / report / dichiarazioni dei personaggi coinvolti. Nessun lavoro di inchiesta. Zero approfondimenti.
In compenso, gli articoli erano aggiornati ogni 15/30 minuti con lanci di agenzia, ripetizioni della stessa notizia e tweet presi a caso.
Non contraddico il fatto che potrei, volendo, risalire ai fatti ma mi sembra evidente che sia in atto un trend globale di abbassamento della qualità dell’informazione, in parallelo all’aumento della quantità. Il risultato finale e’ la desensibilizzazione dei lettori e il dilagare dell’ignoranza. Panem et circences, e la manipolazione del popolo e’ fatta.
PS: lavoro da anni nel ramo dei siti web per la stampa. Le dinamiche del giornalismo online, spinte dal modello economico del piu-pageview-piu’-soldi prevedono al giorno d’oggi: l’eliminazione dei link a siti esterni; l’aggiornamento continuo dell’informazione; la ripetizione dello stesso briciolo di notizia su un numero infinito di canali; l’abuso di notizie ‘click-bait’ e chi più ne ha più ne metta. A me sembra che i giornalisti stiano correndo in massa verso il il minimo comun denominatore, senza rendersi conto che si stanno rendendo sempre più facili da sostituire con algoritmi e droni forniti di telecamera…
Orbene, in nessun caso la quantità di informazione era accettabile. Nessun link alle fonti / report / dichiarazioni dei personaggi coinvolti. Nessun lavoro di inchiesta. Zero approfondimenti.
Bene! Questa tua conclusione, soprattutto se confermata da successive esperienze con lo stesso risultato, ti dovrebbe portare ad escludere quei giornali dalle tue fonti. Se si limitano a rilanci di agenzie stampa senza approfondimenti allora non vale la pena visitarli.
Nello specifico caso dei fatti di cronaca (Nizza e Turchia) c’è anche da considerare che le fonti sono per forza di cose confusionarie e comuni un po’ a tutti i giornali online. Alla fine cercare di sapere più di ciò che dice la polizia non mi sembra neanche logico a meno di non essere un giornalista “serio”.
Nel caso della Russia, cito ad es. Il Post, oltre alla cronaca ha inserito le fonti dove approfondire per chi lo volesse. Mi sembra un modo di agire giornalisticamente corretto pur se ti costringe a cliccare e attraversare un po’ di siti.
Quando compravi Il Corriere della Sera e Repubblica eri sicuro che l’informazione era corretta ed approfondita?