in Apple

Alle software house “nun je regge la pompa”

… e tra un po’ neanche a noi!

Da ventisei giorni è stato rilasciato OS X 10.11 – El Capitan per gli amici – che ha portato un’inaspettata ventata di problemi per chi, come me, è utente dei sistemi operativi Apple. Quella che doveva essere una versione di affinamento del sistema operativo, come anni fa fu il passaggio da Leopard a Snow Leopard (il miglior sistema prodotto da Apple a mio avviso), si è invece rivelato foriero di una novità essenziale: la System Integrity Protection (SIP).

Per chi volesse approfondire l’argomento iniziare dalla recensione di Ars Technica è un primo inizio essenziale.

A mio avviso questo, e le nuove politiche di sicurezza “sotto il cofano” sono alla base dei tanti problemi che gli utenti stanno riscontrando nell’aggiornamento dei loro sistemi. Tra questi uno dei più odiosi il mancato reboot del sistema dopo l’aggiornamento o dopo il primo riavvio.

A questa problematica si aggiunge la schizofrenia di iCloud, sempre più essenziale nel pieno funzionamento di iOS e OS X, ma a distanza di due anni ancora soggetto alla differente implementazione tra i vari sistemi. Se per un motivo qualunque l’utente non abbia (o non possa) aggiornare i suoi sistemi allo “stato dell’arte” imposto da Apple si andrà incontro a problemi di sincronizzazione di dati tra smartphone e computer.

E mentre l’anno scorso potevamo dire ai due sistemi di non passare ad iCloud Drive, quest’anno la cosa non è più possibile. Se si è aggiornato ad iOS 9 (di cui sono stati già rilasciati tre aggiornamenti) si deve usare il nuovo formato dati delle Note che non è supportato da Yosemite (e precedenti) e può provocare un’anomalia in fase di sincronizzazione via iCloud.

Circa un anno fa scrivevo quanto sopra, embrione di un post che voleva evidenziare la distanza tra il ritmo di marcia di Apple nel rilascio dei suoi sistemi operativi e applicativi e quella dei produttori di software indipendenti.

Oggi mi ritrovo a dover interagire con cinque versioni diverse di OS X (Leopard su due PowerPC, Mavericks, Yosemite, El Capitàn e Sierra) e la frammentazione di funzionalità e comportamenti – quasi tutti relativi al mondo ‘cloud’ – appare in tutta la sua evidenza. Specialmente se si sceglie di non rincorrere il software e usare quello che si ha, imparandone meglio le funzionalità, spesso appena usufruite nella loro complessità.

Una vera soluzione a questo modello non ce l’ho … come consumatore cerco di privilegiare l’acquisto (o il download) di software fuori dallo Store di Apple sul computer.

Voglio che ci sia un freno alla deriva fagocitante di Apple.

Vorrei che si rincorresse meno questo modello di connessione always-on nella testa degli sviluppatori californiani (anzi di San Francisco e dintorni) perché nel mondo reale (cioè il 99,99997% del pianeta) quelle connessioni di cui dispongono non ci sono.

  1. Suona come una bestemmia visto l’attaccamento degli ultimi anni ma io in questo momento ho una sorta di rifiuto verso l’acquisto del (seppur necessario) Macbook nuovo. Come ho risolto? Non ho risolto. In questo periodo sempre più spesso porto a casa il portatile con Windows 10 dell’ufficio (che con SSD e 8GB di RAM alla fine non è così male per lavorarci).
    Concordo quando dici che Snow Leopard è stato il miglior sistema operativo mai offerto da Apple ed è un peccato non abbia saputo ripetersi nell’ultimo decennio.
    Ciao,
    Emanuele

    • Io sto guardando i ricondizionati … appena trovo l’offerta giusta procedo. Ho investito abbastanza in software — e mi sono abituato bene — da poter cambiare piattaforma a cuor leggero.

      • (purtroppo) questa è la sacrosanta verità: il sw macOS ti abitua mooooolto bene ed è difficile trovare controparti a piccole utility come ad es. PopClip che sono davvero una manna in tante circostanze. E poi in tanti anni l’investimento in app diventa sostanziale e quindi difficile da abbandonare.

        macOS poi, nonostante tutte le ultime innovazioni non coraggiose, resta molto molto usabile, chiaro, immediato e soprattutto solido. La controparte Win10, decisamente stabile oramai e abbastanza funzionale, manca invece proprio di solidità intesa come resistenza ai maltrattamenti derivanti da software e driver e il guaio è spesso dietro l’angolo.

        Insomma per adesso chi ha Mac si tiene Mac e amen se dobbiamo sopportare la boriosa ossessione per le sottilette di Ive!

I commenti sono chiusi.