Tutta la pandemia poteva solo essere capita tramite distribuzioni di probabilita’ e analisi statistiche limitate in quantita’ di dati e tempo. Non c’e’ mai un bianco e un nero ma sempre scale di grigi, su ogni affermazione che si poteva fare. I tamponi hanno sempre avuto falsi positivi e falsi negativi. I vaccini hanno sempre avuto una certa quota di persone che non rispondeva al vaccino, come una certa quantita’ con effetti collaterali. I tempi della malattia erano molto diversi da persona a persona, come la gravita’.
In un mondo di questo tipo chi riesce solo a ragionare in affermazioni assolute ( ad esempio: ditemi che il vaccino e’ sicuro al 100% e prendetevi la responsabilita’ se wuanto dite non e’ vero ) si sente perso, non capisce e si arrabbia perche’ pensa che gli scienziati e quindi i decisori non sappiano bene quello che sanno e quindi fanno.
Le decisioni nel mondo reale possono solo essere figlie di analisi multifattoriali complesse in cui si valutano i pesi di ogni fattore e di conseguenza si decide quale sia la via migliore. Siamo di fronte a paradigmi e metodologie ignote e poco comprese dalla maggioranza della popolazione e in questo caso questa roba e’ entrata dentro la vita delle persone, come nella seconda guerra mondiale la politica entro’ nella carne viva delle famiglie. Spero che uno degli effetti possa essere che si capisca l’importanza della cultura scientifica e della probabilita’ e statistica e che di conseguenza la si cominci ad insegnare a scuola come si deve
Luca Foresti
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