in blogosfera

Poco segnale, tanto rumore

Dopo qualche mattina di sveglia alla prima ora, e qualche pezzetto di notte insonne come ormai mi capita da alcuni mesi, sono riuscito a dare una notevole sfrondata alla lunghissima coda di letture che mi aspettava ogni qual volta aprivo il mio feed reader.

Nell’operazione mi ha aiutato anche l’aver cominciato ad eliminare alcune fonti di notizie cui, francamente, non riuscivo affatto a dedicare la giusta attenzione … ad esempio un paio di testate giornalistiche che si occupavano di politica internazionale e ambiente. Ho cancellato anche qualche blog ‘di finanza’ italiano assieme poi altri aggregatori di notizie, che non facevano che riportare sotto ai miei occhi più volte la stessa notizia. Di questa categoria – purtroppo – fanno ancora parte diversi siti afferenti al mondo Apple e anche qui sto effettuando una scrematura.

In parte mi ha aiutato anche l’abbandono di diversi blog da parte dei propri autori, magari qualcuno lanciato su LinkedIn piuttosto che su Facebook nella scelta della piattaforma dove pubblicare i propri pensieri.

E, insomma, la selezione s’è fatta d’obbligo ancor più di prima e l’operazione di rinuncia a seguire qualcosa si sta cominciando a propagare anche nelle newsletter seguite, pazienza se di amici o con argomenti che sia pur interessanti oggi non riesco a seguire con la dovuta attenzione. Confido negli archivi e nelle segnalazioni altrui di contenuti di particolare rilievo.

P.S. = pensavo che forse sarebbe utile al lettore sapere che in genere il conteggio dei feed non letti mediamente veleggiava sopra i 6mila articoli!

  1. Penso che questo sia, in fondo, il male che affligge oramai da anni la società moderna in cui viviamo: il flusso esagerato di informazioni che arriva da ogni direzione, in maniera incontrollabile ed inarrestabile. Quindi si finisce o per rinunciare, oppure per affidarsi ad altri che si prendono la briga di riassumere per noi (e stereotipare) tutta questa enorme massa di notizie, dati e curiosità. Con il pericolo che gli intermediari in questione possano travisare (con o senza dolo, s’intende) e manipolare il riassunto per evidenziare soltanto certi aspetti della questione. I social ne sono un esempio concreto, in cui il riassunto si riduce ad un titolo ad effetto di una decina di parole, mirato a suscitare un’emozione forte al solo fine di invogliare i malcapitati lettori, incuriositi o sobillati dalla notizia, a tornare. Siamo assuefatti a questi spacciatori di notizie, e quelli bravi finiscono per causare dipendenza.

    • Per ovviare a questo, evito accuratamente di seguire ‘influenzer’ di ogni guisa… e quando la notizia mi interessa il giusto, cerco sempre un approfondimento on-line su altre fonti.

      • E se fossi tu il mio influencer? Devo smettere di seguirti? Scherzi a parte, concordo con quanto scritto da Dino, è difficile limitare l’invasione e l’aggressività con cui le notizie cercano di raggiungerci. Io ad esempio evito le newsletter e tento di mantenere la mail distante dal mondo delle informazioni (qualsiasi sia la categoria). Ognuno immagino abbia le proprie tecniche, in ogni caso è veramente diffcile. Da un po’ ho scoperto i podcast… ma che fatica star dietro anche a quelli! 😀
        Ciao,
        Emanuele
        PS: accettare che non potremo sapere sempre tutto e qualcosa ci sfuggirà inevitabilmente è catartico!

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