Vogliamo lavorare poco, goderci la vita – abbiamo scoperto solo recentemente che si vive una volta sola, prima pensavamo di essere immortali, evidentemente –, guadagnare molto (perché che cazzo ci faccio con 1.700 euro?), vivere in posti meravigliosi e possibilmente con un bel clima, trovare un sistema scolastico perfetto e non usare mai più la parola “sacrificio”, che la vita è già difficile così.
Cristiano Carriero
- Articoli Correlati per Tag :
- lavoro
Questa frase riassume in maniera eccellente il recente rapporto del Censis sulla situazione del Paese: i giovani specialmente, si sono stufati di fare piani a lunga scadenza, di progettare il proprio futuro. Hanno capito, appunto, che non si vive in eterno, e che il vento può cambiare da un giorno all’altro (guerre? pandemie?) senza che loro possano farci nulla, buttando dalla finestra ogni piano ed ogni speranza soprattutto. Ed allora a che serve sacrificarsi? Tanto vale godersi la vita oggi. Personalmente, però, trovo questo atteggiamento un po’ problematico, perché quest’egoismo è a scapito della generazione che seguirà, che non si troverà una base solida ereditata da quella precedente. I sacrifici si fanno per dare a chi verrà dopo di noi qualcosa da cui partire, un sistema (sociale, scolastico, economico) nel quale inserirsi. Temo che saranno pianti e stridori di denti per i quarantenni del 2050.
Condivido il presagio … mentre dell’approccio “cicala” degli under 35/40 di oggi penso che si cominceranno a vedere i problemi già dai prossimi anni, senza aspettare il 2050.
Una progettualità nella vita, un obiettivo di indipendenza, famiglia, la creazione di una base di affetti solida è il presupposto per un minimo di stabilità e serenità nel momento in cui l’età e la salute cominceranno a vacillare.
Il sistema sociale già dalla sua forma embrionale, la famiglia, comincia ad essere compromesso con figli unici rari … e a loro dobbiamo concedere di vivere la propria vita e non pensarli come ‘a disposizione’ per le necessità che verranno.
Si, hai ragione, non servirà aspettare il 2050 per vedere gli effetti del disagio sociale di questi giovani. Sto lavorando ad un post in merito, grazie per l’ispirazione! Nel frattempo ti segnalo un articolo che userò come fonte dei dati per quel post. Abbiamo tanto da fare come società per non rovinare questi ragazzi in maniera definitiva…