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C’era una volta … in edicola

Tempo di guardare avanti e celebrare il passato senza rimanerci aggrappati senza altro motivo che la nostalgia. I modi per comunicare il personal computing sono numerosi e le cose da dire sono moltissime. Basterebbe parlare di assistenti generativi spacciati per intelligenze artificiali, strapotere delle multinazionali nella scuola dove dovrebbe regnare l’open source, automazione e scripting nella vita quotidiana per sfuggire all’aurea mediocrità del good enough.

C’è molto da dire. Semplicemente, la carta non è più un mezzo plausibile.

Lucio Bragagnolo

Seconda citazione, oggi, dell’amico Lucio che mi vien voglia di riportare su questi lidi e condividere con te. L’argomento ‘rivista su carta’ mi è molto caro ed in passato sono stato un acquirente vorace. Riviste come Applicando o PC Professionale hanno riempito le mie librerie per oltre quindici anni … sino ad arrivare ad uno stop circa sei anni fa per una serie di ragioni tra cui mancanza di spazio e tempo materiale per riuscire a gustarmi con calma una lettura.

E adesso veniamo alla nota dissonante … sono senz’altro vecchio e ancorato a vecchi modi di imparare e fissare le idee. Sta di fatto che se mi immagino oggi a dover imparare qualcosa sono abbastanza certo di non trovare nella forma digitale la stessa cura e gli stessi approcci di un articolo o un libro cartaceo. Ho adorato l’approccio di PC Professionale che prima di una recensione dei “10 miglior monitor 2K da 27” per il tuo MacMini” [*] si lanciava in almeno sei pagine di spiegazioni di sigle e significati pratici delle mille voci presenti nelle schede tecniche. L’articolo per la rivista era pensato ed editato per un pubblico che andava dal nuovo arrivato al tecnico esperto, fornendo ad entrambi una nota interessante e formativa.

Hai provato di recente a farti una idea su un argomento banale come quello da me esemplificato on-line? Una miriade di ‘recensioni’ tutte uguali, riletture passive di schede tecniche senza mai una spiegazione di cosa si celi dietro a banali differenze di sigle alfanumeriche nel nome di un dispositivo e la loro reale utilità.

In qualche modo scrivere su carta imponeva un limite, un rigore, che oggi non vedo ne rispettati ne perseguiti da mille e mille autori. Si salvano pochissime risorse on-line di qualità seppellite da un rumore di fondo devastante e salvo poi sparire di botto come sta succedendo a Dpreview. E allora mi dico che forse il problema non è il supporto dell’informazione il problema…