Il cavo che Apple dimenticò

Spesso il buon Lucio riporta i traguardi di Tim Cook alla guida di Apple, esempi recenti sono i suoi ‘Manager e leader’ e ‘Due promesse sono due promesse’ e spesso sono con lui d’accordo nel giudicare positivamente la condotta del manager di una delle più importanti aziende del mondo.

Altrettanto spesso, però, non posso esimermi dal pensare alle urla che il buon Steve Jobs avrebbe lanciato contro gli ingegneri / product manager dietro alle scelte per cui se oggi io acquisto un MacBook, un iPad (magari Pro) ed un iPhone non potrò connettere tra loro i vari dispositivi in alcun modo, pur essendo ciascuno di essi dotato del suo bravo cavo e di appositi connettori da diversi anni.

Accade così che il povero utente si debbe destreggiare in una giungla di cavi, adattatori, hub o access point wi-fi personali per far si che tutti possano sempre parlare con tutti. Perché se come me giri e devi risolvere i problemi altrui, o semplicemente non lavori da solo, arriverà il momento in cui odierai con tutto te stesso questa babele, borbottando come per ogni grammo perso dal tuo notebook, diverse decine di altri se ne siano aggiunti per risolvere questa esigenza … di nicchia?

Ad oggi, per risolvere le varie esigenze in famiglia abbiamo sinora acquistato:

  • 2x cavi da USB-C a Lightning;
  • 2x cavi USB-C alternativi a quelli originali dell’alimentatore MacBook Pro e iPad Pro da portare sempre in giro, preservando i cavi originali;
  • cavo da USB-C a Display Port;
  • hub Portatile USB-C con Carica USB-C PD, 4K HDMI, USB 3.0 e Jack Cuffie da 3,5 mm;
  • cavo USB-C / USB 3.0;
  • hub USB-C 10 in 1: adattatore 4K HDMI, VGA, 2x USB 3.0, 2x USB 2.0, ethernet 10/100/1000Mbps, USB-C 80W PD, Slot SD/TF;
  • hub USB-C 8 in 1: adattatore 4K HDMI, 3x USB 3.0, slot SD/TF, ethernet 10/100/1000Mbps, USB-C 80W PD;

Mi rimane da prendere un alimentatore USB-C PD da almeno 100W con un paio di porte, un marchio abbastanza famoso su Am***n ne ha in vendita un modello sullo store USA che deve ancora essere portato qui in Italia.

Sotto sotto mi sento un po’ in questa situazione…

Cosa fare quando il tuo Mac non riesce a far clic

hand mouse click

Ieri sera mi sono distratto e mio figlio – 2,5 anni – si è infilato nello studio e ha smanacciato con i due MacBook Pro che in questi giorni di quarantena / lavoro agile / arresti domiciliari stanno permettendo a me e mia moglie di portare avanti le rispettive attività lavorative.

Sul Mac di mia moglie, però, il suo passaggio non è stato innocuo e mi sono ritrovato un Finder senza barra dei menù in alto e l’impossibilità di cliccare, sia con mouse che con trackpad. Arresto quindi il sistema con una lunga pressione sul tasto di accensione/spegnimento.

Il riavvio viene eseguito normalmente, ma alla schermata di login l’amara sorpresa, non posso ancora far clic e selezionare l’utente per inserire le credenziali di accesso. Non mi perdo d’animo e con la tastiera riesco a selezionare l’utente ed inserire la password.
Una volta loggiato però le cose non cambiano, qualunque cosa io faccia non è possibile cliccare. Una cosa ‘strana’ è che la combinazione di due dita sul trackpad, quelle per abilitare il clic destro / contestuale, su alcune voci di menù e sistema viene eseguita e posso navigare tra le opzioni di Accessibilità, Tastiera, Mouse e Trackpad senza soluzione.

Provo senza successo il reset PRAM ed il boot in Safe Mode, niente. Anche così ho lo stesso comportamento di sopra.

Mentre mi accingo a provare l’SMC Reset finalmente la mia ricerca on-line giunge ad un articolo del 2016 di OSX Daily dal titolo promettente: “Unable to Click with Trackpad or Mouse in Mac OS? Here’s the Fix!”.

Riavvia, e poi chiudi lo schermo

Dopo il suggerimento di controllare il corretto funzionamento dell’hardware a disposizione (tastiera e mouse) viene suggerita questa semplice e inconsueta procedura.

  • avviare, o riavviare il portatile;
  • alla schermata di login, assumendo che il clic non funzioni ancora semplicemente chiudiamo lo schermo e lasciamo che il MacBook vada in stop;
  • aspettiamo almeno un paio di minuti;
  • riapriamo il MacBook e… magia! il clic è tornato!

Nel mio caso questo semplice accorgimento ha risolto la situazione, senza dover provare altre procedure. Non so spiegare il perché ne ho trovato una motivazione tecnica alla cosa ma il metodo funziona, ed il fatto che quattro anni dopo mi sia imbattuto in un comportamento così anomalo mi fa pensare che sia un bug abbastanza difficile da riprodurre / documentare da permetterne la soluzione.

Buon lavoro a tutti!

come cambiare il colore di sfondo del testo selezionato (o di una selezione) con macOS

Negli scorsi giorni un collega mi ha chiesto come si potesse cambiare il colore di sfondo di un testo selezionato all’interno di un documento Word. In tanti anni d’uso mi sono trovato ad un’esigenza d’uso che non avevo mai incontrato per il sistema operativo Apple.

Di default [*] il colore di selezione è un giallino come quello che puoi vedere nelle due immagini qui riportate:

Ebbene, cambiare è più facile di quello che si pensa ed il modo per farlo è portarsi nelle Preferenze di Sistema, al tab Generale e far caso alla terza voce ‘Colore selezione’ appunto…

Cliccando si aprire un selettore con alcune voci/colori cromaticamente abbinati al sistema, ma volendo possiamo selezionare l’ultima voce e personalizzare completamente questo colore:

Selezionando il blu, come ho fatto io, l’effetto è immediatamente visibili nei nostri documenti (e nel Finder … cambierà anche il colore di sfondo sotto le icone ed i nomi dei file quando selezionati).

Spero che questo piccolo consiglio (tip) ti torni utile. Buon lavoro!


[*] almeno per i miei sistemi, ignoro se cambiando lo schema colori in modalità dark questo cambi.

Come (ri-)scaricare la versione compatibile più recente di un’app per il nostro vecchio iPhone/iPad

Piccolo articolo promemoria per ricordarmi come installare le vecchie versioni delle app acquistate sull’App Store dei nostri dispositivi Apple con iOS.

Mi è capitato, infatti, che mio figlio cancellasse dall’iPad di famiglia – un esemplare della sfigatissima versione 3, del 2012 – un paio di applicazioni. Questo dispositivo, per chi non lo sapesse, da tempo non è più supportato da Apple e funziona usando l’ultima release di iOS 9. Tenendo conto che oggi iOS è arrivato alla versione 13 direi che è chiara la sua anzianità di servizio (cosa che, tra l’altro, non gli impedisce di essere ancora oggi un perfetto mezzo di fruizione di contenuti multimediali).

Insomma, volevo reinstallare queste due app e mi è capitato il seguente messaggio “di errore”

Impossibile acquistare
$app non è compatibile con iPad.

“Ma come??? Funzionava fino a 5 minuti fa!” — mi sono subito detto!

Ricordavo che fosse stato implementato un meccanismo per scaricare dall’App Store un’applicazione nell’ultima release compatibile con il sistema operativo in uso. Quello che ricordavo male era come fare.

Molto semplicemente – e brevemente – dobbiamo andare nella schermata Aquistate che ci elenca tutte le app che abbiamo comprato nel tempo e cliccare sull’icona della nuvoletta con la freccia verso il basso relativa all’applicazione di nostro interesse.

Come si vede nell’immagine qui sotto questa operazione fa apparire il messaggio di richiesta di download di una versione compatibile con il nostro sistema.

È tutto, buon lavoro!

Gestione delle immagini HEIC importate dall’iPhone

Questo è il classico post nato come promemoria personale. Da quando l’iPhone è diventato – di fatto – la mia unica macchina fotografica mi sono ritrovato ad una gestione confusa dell’archivio fotografico. Confusione dovuta innanzitutto ad Apple e alla sua peculiare scelta di uccidere Aperture e mettere mano a iPhoto trasformando il tutto in un’applicazione ibrida come Foto(.app).

Il mio archivio fotografico consiste in una mega-cartella (salvata su diversi sistemi di storage) avente una gerarchia tipo ANNO_MESE_GIORNO -- nome dell'evento. All’interno di ciascuna cartella conservo foto e video dell’evento.

Questo vuol dire scaricare dalla macchina fotografica / smartphone le fotografie e catalogarle, mantenendo anche il nome originale del file (che è poco significativo). In caso di necessità particolari mi è capitato di rinominare i file, ad esempio unendo le foto dello stesso evento scattate da me e mia moglie e altri amici/parenti presenti all’evento. Ma sono casi abbastanza rari.

Ai fini di una ampia universalità di accesso, conservo tutto in formato JPG/JPEG alla massima qualità. La conservazione di raw, NEF o altro è fatta solo in casi eccezionali.

Dropbox

Un primo approccio utile è quello di usare la funzionalità Camera Upload offerta da Dropbox. In breve si connette lo smartphone o la fotocamera (o la scheda SD tramite lettore) al computer, si da accesso al dispositivo e Dropbox utilizza un suo strumento per scaricare nella cartella Camera Uploads il materiale “nuovo” rilevato. Questo produce dei file JPG rinominati con la data e l’ora dello scatto ad ordinarne la sequenza (ad esempio 2020_01_24--0656.jpg).
In questo caso non ho mai detto a Dropbox di cancellare le foto lette/importate dal dispositivo.

Questo mio approccio ha due controindicazioni: la prima è quella di far ficcanasare Dropbox nei miei file (che vengono caricati sui loro server), la seconda è che mi costringo a passare da un’importazione su Foto.app per un doppio controllo e la cancellazione delle foto dal dispositivo. Ah, e nel caso bisogna avere spazio sufficiente nel proprio piano Dropbox.

Foto.app

Veniamo a Foto.app. Se l’importazione è banale, meno è la migrazione dei file dal suo database al mio sistema di archiviazione flat-file.

Per esportare un evento ho 3 strade. Seleziono tutte le foto e le trascino (banalmente) sul desktop … o meglio in una cartella che rispetta la tassonomia dell’evento come descritto in precedenza (ad esempio 2019_12_25 -- pranzo di Natale). Questo produce nella cartella di destinazione dei file JPG con data di creazione odierna.

Il secondo metodo consiste nell’usare la voce di menù Esporta, qui mi viene chiesto il formato, la qualità, il profilo colore, la dimensione del file (il livello di compressione rispetto allo scatto originale) e se preservare o meno tutti i metadati EXIF della foto. Infine mi viene chiesto il percorso di salvataggio. Anche così ottengo dei file JPG, contenenti le coordinate dello scatto, ma sempre con data di creazione del JPG e non quella dello scatto originale.

La terza opzione è quella che recita “Esporta originale non modificato…”. Questa opzione mi fa scegliere dove e con che nome salvare gli scatti, e se voglio salvare i metadati IPTC in un file separato per ciascuna foto.

Questa opzione mi restituisce in formato HEIC le foto scattate con l’iPhone (formato standard per tutti i dispositivi Apple equipaggiati da iOS 11 in poi). Questa volta viene messo fuori dal database di Foto.app una copia del file originale con data di creazione coincidente con la data dello scatto.

A questo punto mi sono messo in cerca di un metodo che mi permettesse una conversione da HEIC a JPG senza alcuna perdita/modifica dei dati (e metadati, come la data di creazione del file). Avevo tempo fa letto gli articoli dell’amico Gioxx sull’argomento, ma visto il workflow mi è venuto il dubbio che il risultato potesse essere lo stesso del punto due di questo paragrafo.

La faccio breve e la soluzione è stata quella di usare il software (gratuito) iMazing HEIC Converter. Disponibile sia per macOS che Windows si presenta con la classica interfaccia dove fare il drag-and-drop delle immagini che si vuole convertire, specificare quindi il percorso di salvataggio, ed attendere che la conversione avvenga (senza distruzione dell’originale che si potrà cancellare o conservare alla bisogna).

Ovviamente sono aperto ad ogni consiglio e suggerimento che vorrai segnalarmi! In ogni caso ti ringrazio per avemi letto sin qui 😉

macOS e mancato boot per Fault CR2 panic

In famiglia abbiamo un iMac 27″ late 2011. A suo tempo fu oggetto di una campagna di richiamo iMac (27-inch): AMD Radeon 6970M Video Card Replacement Program e non ha più dato problemi.

Questa primavera, purtroppo, la scheda video ha ceduto e mi sono deciso ad affidarmi al reballing tramite un tecnico specializzato consigliatormi da un Service Provider. Vista l’età non ci sono programmi ufficiali di riparazione per il sistema … e quindi il fai da te è l’unica strada percorribile.

La riparazione ha funzionato qualche mese, salvo poi mostrarsi inefficace a fine ottobre, quando di nuovo la scheda video è morta (nuovamente). Stavolta ho meglio indagato tra le mie amicizie e ho trovato l’immenso PL che si è preso la briga di smontare pezzo pezzo l’iMac e provare ad esplorare il reballing per la sola scheda video, a differenza di quanto fatto dal precedente tecnico che ha applicato la tecnica a tutta la piastra madre.

P. si è immediatamente reso conto, però, della forte usura della scheda … tanto da avere il materiale plastico del PCB cotto, con un colore diverso dall’originale. Ci siamo quindi messi a caccia di una scheda video AMD Radeon HD 6970M su eBay. La fortuna ci ha assistito e abbiamo trovato un rivenditore con ottime recensioni in possesso di qualche esemplare nuovo, per di più nella variante da 2GB (invece della 1GB in nostro possesso).

Montiamo tutto, l’iMac si accende ma rimane fermo alla schermata con la mela al centro. In Single User Mode ottengo la schermata qui sopra e l’enigmatico errore

Fault CR2 … Fault CPU: 0x0, PL: 5, VF:5 panic(cpu 0 caller 0xffffff8027eb4f34): ”Unable to find driver for this platform: \”Attempting system restart...MACH Reboot

Azz, è il mio primo commento. Mi lancio in una ricerca online ma non trovo soluzioni convincenti. Allora mi ricordo che ho un amico – grazie a dio! — con dei super poteri … un PowerUser!

Candido e fresco vien fuori con un suggerimento:

“proverei una ricostruzione della cache del kernel”

Mi lancio quindi in modalità ripristino (CMR+R) e avvio il Terminale impartendo il comando (su suo suggerimento):

kextcache -i /Volumes/MacintoshHD

(dove Macintosh HD è il nome del volume dove è installata la tua copia di macOS)

Completato il comando (si ha un messaggio tipo KernelCache ID: seguito da una stringa numerica) ho eseguito un reboot della macchina e da allora è tornato tutto a funzionare alla grande…

Fiuuuuuuu, meno male!!!

Il tuo Mac non si spegne o riavvia? Ecco come risolvere

Mi è capitato di avere a che fare con un MacBook Pro che, apparentemente in seguito al download del Security Update 2019-004 e ad un suo sfortunato tentativo di installazione, non si spegneva ne si riavviava.

L’utente era costretto allo spegnimento forzato del portatile perché, dopo aver fatto Installa, il sistema oscurava lo schermo lasciando dopo poco a video il cursore del mouse che si muoveva a schermo seguendo i movimenti del trackpad mouse. Non facendo il famoso bong che denota l’avvio dei sistemi Apple, era chiaro che lo spegnimento non veniva eseguito in alcun modo.

Mi sono messo quindi alla ricerca di possibili soluzioni, e alla fine ho trovato una nota di un utente che dichiarava di aver risolto negli USA tramite l’aiuto dei Genius Apple (che da uno Store avevano chiamato il secondo livello di supporto).

Secondo questi, il problema è dovuto al database LaunchServices corrotto – per vari motivi – e quindi impartendo il seguente comando sul Terminale si va a correggere la situazione e ripristinare la normale operatività del Mac. Ho seguito il consiglio e anche il “mio” Mac problematico ha ripreso a funzionare correttamente.

Non ti resta quindi che provare e farmi sapere se anche tu hai risolto!

sudo find /var/folders -name "*.csstore" -delete; sudo reboot

Il sistema ti chiederà la password dell’utente (amministratore) e riavvierà immediatamente il sistema senza richieste di conferme ed altro, quindi salva i file su cui stai eventualmente lavorando.

In bocca al lupo!