tutti gli spot della campagna ‘Get a Mac’

Lucio oggi mi ha fatto fare in viaggio nel passato quando mi affacciavo nel mondo della Mela e pian piano restavo deliziato dalle moltissime facilitazioni che lavorare su questa piattaforma mi portava.

Dopo tredici anni d’uso le abitudini sono ormai consolidate, ma quel senso di stupore non cessa mai di esistere, perché c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare e poche sono le aziende che forniscono una “esperienza utente” così fluida e gratificante.

Come installare un Profilo Colore (ICC o ICM) su macOS

Dopo il post di ieri pubblico un’altra piccola guida forse inutile per la massa. L’argomento di oggi è come installare in Profilo Colore su un computer equipaggiato con macOS … e vista la diffusione di portatili ed iMac con display integrato la cosa è oggi veramente ‘di nicchia’.

Mi è infatti capitato di mettere mano ad un Mac Pro mid.2010 equipaggiato con un monitor LCD Samsung abbastanza strano … i colori a display erano completamente sballati per uno abituato ad usare i display Apple.

Senza passare per i file derivanti dalla calibrazione colore ‘professionale’ con appositi strumenti, ci sono dei siti web dove poter reperire dei profili ICC e altre informazioni su diversi modelli di monitor esistenti (ad esempio TFT Central).

Ad ogni modo, una volta scaricato il pacchetto ICC o ICM del monitor in proprio possesso cosa dobbiamo fare ?

Avviamo l’Utility ColorSync.app (che risiede nella cartella Utility in Applicazioni sul nostro Mac) e portiamoci nella sezione Dispositivi:

Qui andiamo nella sezione Monitor, selezioniamo il display attualmente in uso e poi andiamo alla voce Profilo Attuale, qui faremo Apri e andremo a selezionare il file precedentemente scaricato.

Fatto! Il profilo è stato installato con successo e lo vedremo disponibile nella sezione Colore all’interno delle preferenze del Monitor in Preferenze di Sistema.

Se non volessimo più usare questo profilo, e quindi rimuoverlo, dovremo fare lo stesso percorso e selezionare per il Profilo Attuale le Impostazioni di Fabbrica.

Apple: la privacy e gli iPhone

In queste settimane sta circolando (anche) sulle televisioni degli italiani lo spot Private Side di Apple che elogia le funzioni di sicurezza integrate negli iPhone (e più in generale sui sistemi equipaggiati con iOS).

https://www.youtube.com/watch?v=A_6uV9A12ok

Come però fa notare la Mozilla Foundation in un suo articolo, ed in una sua petizione, Apple può – e dovrebbe – fare di più … come ad esempio non equipaggiare i dispositivi di un ID univoco per il targeting pubblicitario. O al massimo, come chiesto nella loro petizione, resettarlo automaticamente ad intervalli regolari. Per esempio ogni mese.

Ti invito a firmare la petizione, QUI

Se invece non sapevi che il tuo iPhone (o il tuo iPad o la tua AppleTV di ultima generazione) ti identificano e vuoi sapere come limitare questa funzionalità, ti invito a seguire le indicazioni della pagina Rifiuto degli annunci pubblicitari mirati in App Store e Apple News del supporto ufficiale Apple.

Piccoli fremiti di paura

Mi accingo alla sostituzione di un hard-disk meccanico all’interno di un iMac 27″. Per mia fortuna è l’ultimo modello a montare il lettore ottico, quindi non avrò a che fare con guarnizioni e colle varie.

Resta però sempre la paura di far danni… 🤞🏼

P.S. = alla fine è andato tutto bene!

Come ho ‘riparato’ le porte USB e SD-card del lato destro del mio MacBook Pro (mid.2012)

Stamattina mi sono reso conto che l’intero lato destro delle porte del mio MacBook Pro 15″, generazione mid.2012, era morto.

In prima battuta la cosa mi ha molto inquietato, le spese sono tante e nei miei piani questo Mac mi dovrà accompagnare almeno altri due anni. Avere “metà” delle connessioni non funzionanti, magari in corto circuito, non è che mi facesse ballare di gioia.
Poi però, parlando con l’amico Giacomo ho fatto mente locale sulla botta presa sulla sacca dove trasporto il Mac, entrando di fretta in ascensore. Botta presa proprio su quel lato del Mac. Effettuando una ricerca on-line, poi, ho visto che il sintomo del mancato funzionamento delle porte sul lato destro del MacBook Pro di metà 2012 non era affatto raro, e che molte volte la causa era una disconnessione o un deterioramento del cavo tra la scheda I/O e la scheda madre del Mac.

Ho fatto due più due e mi son detto che la causa poteva essere senz’altro quella. Mi sono fiondato sul fido iFixIt e ho trovato la relativa guida allo smontaggio e riparazione.

Ho quindi verificato la connessione di questo cavo (e data una passata veloce con aria compressa per la pulizia da polvere e detriti dell’interno e delle ventole) e richiuso il tutto.

Il MacBook ha ripreso a funzionare al pieno delle sue possibilità… Phew, pericolo scampato!!!

Apple Mail.app – importazione manuale della posta e rimozione duplicati

Approfitto della richiesta di un amico per mettere mano ad una vecchia bozza che giaceva nel back-end del mio blog.

Apple Mail.app - schermata

Importazione / Esportazione manuale delle email con Mail.app

Personalmente ho un rapporto di amore / odio con Mail, dove l’odio consiste nella gestione un po’ fumosa dell’archivio delle email e degli allegati in essa contenuti.

Nel caso non si utilizzi Time Machine come metodo di back-up dei propri file, dovremo necessariamente andare a “scoprire” che le nostre email sono conservate nella nostra home folder, all’interno del percorso ~/Library/Mail. Qui troveremo una cartella denominata V5 (nel caso di High Sierra), a seconda della versione del client Mail / sistema operativo installato questa potrà essere V4, V3 o V2 [non ricordo di aver mai visto una V1 nei miei dodici anni di utenza Mac]. I nostri messaggi di posta sono archiviati qui dentro.

Il metodo più sicuro sarebbe quello di esportare, una alla volta, ogni ‘casella’ di posta in cartelle con estensione *.mbox nello spazio di back-up scelto. Per casella si intende ogni cartella relativa ad un account e-mail, quindi la Posta in Entrata, Posta in Uscita, le Bozze e ogni altra cartella presente “Sul mio Mac”.

Questa esportazione avviene selezionando una email ciascuna di queste cartelle e poi andando a selezionare la voce Casella > Esporta Casella di Posta dal menù di Mail.app. Alla fine del processo avremo le nostre email pronte all’importazione da qualunque altro programma di posta elettronica (visto che il formato mbox è uno standard aperto).

Diversamente, dovremo procedere a tentoni al recupero delle nostre email, perché all’interno della cartella V5 per ciascun account di posta elettronica impostato avremo una macro-cartella dal nome alfanumerico che non è in alcun modo riconducibile all’account stesso a meno che all’interno non ci siano sotto-caselle dal nome univoco.

Dovremo quindi ripristinare a tentoni i file *.emlx contenuti nella cartelle *.mbox, usando l’opzione Importa di Mail (o del nuovo client email installato).

Apple Mail email files

Rimozione email duplicate nelle caselle di Mail.app

Proprio a seguito di questa procedura già in passato mi sono ritrovato nella necessità di ripulire caselle di Mail piene di duplicati. Quello che con Thunderbird – tutt’oggi il mio client email preferito – è possibile fare con un semplice addon (questo) mi è stato possibile farlo solo dopo una approfondita ricerca sul web.

Ho usato infatti il programma Remove Duplicate Messages-Mail realizzato da un anonimo sviluppatore, tale “Jolly Roger →” che in un anonimo e scarno sito web mette a disposizione una serie di utility da lui realizzate.

L’ultima versione del suo Remove Duplicate Messages-Mail, la 1.3.6, benché rilasciata il 3 luglio 2017 funziona perfettamente con Mail 11.3 (3445.6.18) di macOS High Sierra (versione 10.13.4).

Spiego sommariamente l’uso.

Con Mail.app in esecuzione si selezionano tutte le email di una Casella, e poi si avvia il programma Remove Duplicate Messages.app che lancia una nuova istanza dell’applicazione Terminale e poi sottopone una serie di domande all’utente (in inglese) chiedendogli cosa voglia fare delle email duplicate (archiviazione o cancellazione essenzialmente). Una volta indicate le proprie preferenze vedremo nel Terminale scorrere l’output del controllo che il programma fa, mentre sul desktop apparirà una cartella dal nome “Remove Duplicate Messages” che conterrà l’archivio (mbox) ed il file di log delle operazioni fatte.

Personalmente scelgo sempre di cancellare, mettendole nel cestino di Mail, le email duplicate in modo da poter sempre effettuare un controllo dell’operazione fatta. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio…

Concludendo…

È tutto! Buon lavoro.

Open

At Apple, “open” isn’t just a word. It’s our culture. One that embraces faiths, disabilities, races, ages, ideologies, personalities, and differences. Because humanity isn’t singular. It’s plural.

Se tralasciamo un attimo la fondamentale ipocrisia di un marchio che ormai ha ritagliato la sua nicchia nel lusso, credo che sia abbastanza raro per un’azienda di queste dimensioni esprimersi in maniera così visivamente e verbalmente potente in favore della diversità e sui temi dell’inclusività.

Parole rare nel mondo occidentale, ancor di più in mega-multinazionali. Mi sbaglio?
Ad ogni modo, Apple o non Apple, mi piace moltissimo il messaggio di fratellanza che vuol essere trasmesso… e quindi il video l’ho voluto condividere a prescindere!

APFS Retrofit Kit for macOS da Paragon Software

Got old MacBook? Learn how to work with new APFS.

Apple File System (APFS) is a file system for macOS, iOS, and other Apple devices.
If you work on Mac computer with macOS 10.10 to 10.12 and want to read APFS-formatted HDD, SSD or flash drive, you need APFS Retrofit Kit for macOS by Paragon Software.

L’amico Nicola D’Agostino in chat privata mi ha segnalato questo tool per far si che sia possibile leggere un disco formattato con il nuovo file system APFS di Apple (disponibile sulle ultime versioni di iOS e macOS ‘High Sierra’) quando montati su sistemi operativi precedenti: macOS Sierra, Mac OS X El Capitan, Mac OS X Yosemite.

Il tool, denominato APFS Retrofit Kit, è disponibile gratuitamente a questa pagina di Paragon Software.

Panic ritira Transmit per iOS. Riflettiamo

… il fallimento economico dell’app non è imputabile per intero al modello di ricavi imposto da Apple per le app iOS.

Ma questo non deve servire a nascondere quello che è il nodo centrale del problema, ovvero che un client FTP su un ambiente come iOS è un po’ ridicolo. Non come idea in sé, anzi. L’iPad Pro perde un grosso pezzo del suo arsenale software. Ma un’app che deve maneggiare file, in cartelle, su locale e in remoto, spostandoli, rinominandoli, magari editandoli, non si incastra benissimo negli schemi di interazione che impone iOS, anche nella sua versione on steroids per iPad Pro. È già una mazzata sui … denti quando lo si fa su desktop, e il pregio di Transmit è proprio rendere le operazioni più semplici e veloci, facendo di un’app così noiosa una cosa piacevole da usare, che non urta, che anzi delizia per cura dell’interfaccia, fluidità dell’UX, funzioni. Ma su iOS questo non basta.

Gustomela

Come sempre riflessioni non banali dall’amica @gustomela.
Personalmente per i miei dispositivi iOS non ho mai comprato un’applicazione di produttività personale diversa da un editor fotografico o da qualcosa che faccia da “diario”, proprio per i motivi elencati qui sopra. E per quanto mi dispiaccia per Panic – come sviluppatori – non credo correrò a comprare Transmit, o qualche altra loro app per iOS, sino a quando il paradigma di funzionamento scelto da Apple non si avvicinerà a quello di una gestione consapevole del file system del dispositivo.