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TRIciclo: Open source a scuola grazie a PC ri-utilizzati
I casi della vita mi hanno portato, oggi, a recuperare la lettura dell’articolo che Punto Informatico dedicò nel 2007 al progetto TRIciclo dell’amico Marco Pennelli.
L’Istituto Tecnico Commerciale Giulio Cesare di Bari è tra i primi primi licei Italiani a mettere in atto una sperimentazione che coniuga filosofia ed etica del software libero ed open source con il riciclo di computer ormai obsoleti.
TechnoSec, società di sviluppo di software libero, ha infatti dato vita a partire dal 2004 a Progetto TRIciclo, applicabile a qualsiasi organizzazione o ente, che si propone di rendere di nuovo operativi, grazie ai software basati su Linux, quei computer che ormai sono inservibili per via delle operazioni di obsolescenza programmata messe in atto dalla maggiori Software House commerciali mondiali.
A distanza di anni il progetto ha ancora una sua validità ideologica e tecnologica, e forse è il caso ripendere i contatti con Marco per provare a spingerlo nuovamente…
Come riparare qualunque computer: Linux
Prendiamoci un po’ in giro (QUI trovate tutte le varianti assieme, che pubblico in queste ore nei miei vari siti web a seconda del contesto)
riflessioni dopo il rilascio di Ubuntu 13.10
From a personal perspective, release day is always a mix of emotions. We all put our heart and souls into what we do. For most of us Ubuntu is not just a job or a hobby…it is a passion and a lifestyle; we are not just building software here, but building technological change. My passion for Ubuntu has always been connected to making Open Source available to all; Free Software code is interesting and important, but a lot less valuable if regular people can’t use it to enrich and improve their lives. Accessible, easy to use, safe, and secure Free Software helps people to learn, be creative, be productive, and live better lives. At the heart of this opportunity are communities with a shared sense of identity, mission, and belonging. Communities bring out the best in human beings…they teach us to share, to inspire, and to create together.
More than anything, communities make having a passion fun. Working together with others who share your passion is inspiring and motivating, and the Ubuntu community is a wonderful source of inspiration. I feel blessed to work with so many wonderful people every day, all over the world. Thank-you.
Jono Bacon – Reflections on Ubuntu 13.10
… alcune considerazioni su Ubuntu Edge
Marco Coisson e le considerazioni su Ubuntu Edge
Ho molto gradito la lettura di questo articolo di Marco, e se l’argomento ti interessa ti invito a fare lo stesso cliccando sul link sopra proposto…
personalizzare la schermata di accesso di Fedora 16
Devo ammettere che in questi anni sono stato abbastanza lontano dal seguire le ultime novità in ambito ‘desktop’ del mondo GNU/Linux, pur interagendo quotidianamente con server CentOS o Ubuntu 10.04. Interazioni che però, superata la fase dell’installazione o di qualche sporadica operazione ‘live’ in sala CED sono sempre avvenute attraverso la linea di comando e sul classico Gnome 2.
Mi sono perso tutte le evoluzioni introdotte da KDE 4, Compiz e compagnia varia. Di fatto sono fermo a ciò che avveniva un paio di (abbondandi) anni fa.
Capirai quindi la mia meraviglia quando mi sono ritrovato a preparare delle macchine virtuali con l’ultima Ubuntu e l’ultima Fedora per un corso post-universitario di specializzazione in bioinformatica. Mentre un collega ha preferito la via Ubuntu (sopratutto Perché supportato da BioLinux) io, date le mie preferenze e conoscenze, ho preferito una Fedora 16.
Ovviamente tra l’installazione di un pacchetto bio e qualcosa per lo stack LAMP non ho perso l’occasione di darmi uno sguardo attorno e cercare di capire come meglio adattare ai miei gusti la Gnome Shell ed il resto dell’ambiente grafico.
Mai però avrei immaginato come un processo sino a poco tempo fa semplice e banale come personalizzare la schermata di login (con GDM) potesse diventare un vero e proprio PITA, come direbbero i nostri cugini anglosassoni.
Dopo una classica ricerca su Google ho però constatato come il metodpo pubblicato nel 2010 da Alvin T. Enguillo sul suo blog per Fedora 14 tutt’oggi sia tra i metodi più veloci ed efficienti – relativamente parlando – per eseguire questa operazione.
Scelta la schermata di sfondo, modificata e salvata negli opportuni <tt>path</tt> come da istruzioni, questo qui sopra è il risultato ottenuto. Ti piace?
LinuxJournal, digital edition
Questo mese sono stato selezionato per avere gratuitamente una copia di Linux Journal (il 210) e, immagino, implicitamente invitato a dargli una lettura ed a condividerne con voi i miei pareri ed quindi eccomi qua 😉
Linux Journal è, probabilmente, la più longeva rivista dedicata al mondo GNU/Linux, avendo visto il suo primo numero stampato nel marzo 1994 a cura di Phil Hughes and Bob Young (quest’ultimo uno dei fondatori di Red-Hat) e vanta collaborazioni con autori di rilievo nel panorama del mondo del Software Libero.
Lo scorso agosto, con il numero 208, si è avuto l’ultimo numero stampato e si è passati, con il 209, ad un formato 100% digitale. Contemporaneamente l’amico Marco Castellani ne parlava nelle pagine del suo blog, evidenziando l’articolo dell’editore che spiegava le ragioni della transizione in questa nuova fase dell’editoria.
Il prezzo di copertina scende a $2,45 a numero e la diffusione beneficia grandemente della natura del web e della sua “contemporaneità ” in ogni angolo del globo. Penso che in futuro gli articoli presentati potranno essere ancora più “sulla notizia” di quanto siano ora.
Vi sono diversi formati disponibili ed io, non avendo un tablet, ho scelto il classico PDF per il file da scaricare. La rivista così presenta un’impostazione grafica classica, propria della carta stampata, con il semplice (e gradito) bonus di poter fare un copia-&-incolla immediato di esempi di codice da testare o poter cliccare e visualizzare in tempo reale le URL dei progetti, personaggi e finanche degli advertiser del numero.
In linea generale l’approccio dei singoli articoli non è molto tecnico, si mantiene volutamente informale – sopratutto nelle parti editoriali – e cerca di stimolare la curiosità e gli interessi del lettore nello svisceramento degli articoli.
Il sommario del numero ricevuto in omaggio è questo:
che come si vede è abbastanza vario, anche se certo non adatto ad un esperto che cerca di risolvere una problematica a livello lavorativo.
Mi piace, poi, anche riportati due citazioni che ho trovato divertenti e ‘stimolanti’:
“ThinNet, as it also was called, meant an affordable transition from the SneakerNet so many businesses used. (SneakerNet is a term for walking floppy disks back and forth between computers—not really a network, but it’s how data was moved.)”
e ancora
“firewalls won’t protect anyone from PHP vulnerabilities, but they still help me sleep better at night.”
Buona lettura!
😉
Sabato 22 ottobre, in tutta Italia, è il Linux Day.
Giunto alla sua undicesima edizione, il LINUX-DAY è una manifestazione nazionale per la promozione e la diffusione di GNU/Linux e del
software libero che vede coinvolti decine di Linux Users Groups, associazioni, gruppi informali ed enti, ciascuno dei quali organizza attività divulgative e di assistenza tecnica nella propria città .
Le notizie aggiornate arrivano per mezzo della pagina Facebook e dell’account Twitter, ma soprattutto è consigliato consultare l’elenco completo ed in costante crescita degli eventi locali previsti per il 22 direttamente sul sito di riferimento, http://www.linuxday.it .
Sebbene per alcuni grandi centri (come ad esempio Roma) non sia ancora stato esposto un programma, già oggi sappiamo che a Milano sono previste tre sessioni parallele di talk durante tutta la giornata, a Napoli si terrà un help desk per i nuovi (o aspiranti) utenti Linux in cerca di aiuto e supporto, e a Torino la manifestazione si snoderà su tre diverse location sparse per il capoluogo.
Tutti i simpatizzanti pro-freesoftware sono invitati a documentarsi sulle attività più vicine a casa, per eventualmente fornire supporto all’organizzazione e dare manforte il giorno stesso del Linux Day, nonchè ad esporre sul proprio sito o blog uno dei banner messi a disposizione quest’anno ( http://www.linuxday.it/loghi ) per estendere quanto più possibile la notizia presso il pubblico della Rete.
Buon Linux Day!
installare RMySQL su CentOS
… una veloce nota per chi, come me, si ritrova a dover installare il modulo RMySQL su un server CentOS (o RHEL).
Chi mi segue da tempo potrà ricordare che sui miei server R viene installato attraverso l’utilizzo del repository EPEL repository (come ho descritto in questo post del blog).
Premesso ciò passiamo all’installazione vera e propria. Bisogna puntare il browser sul sito di RMySQL e scaricare entrambi i pacchetti RMySQL_0.7-5.tar.gz e DBI_0.2-5.tar.gz. Ho dovuto proseguire in questo modo Perché il pacchetto R-DBI presente nei repository attivati nel mio server generava dei problemi di dipendenze/versioni non previsti.
Quindi – dovendo installare il modulo in modo che fosse disponibile a tutti gli utenti del sistema – come utente root ho impartito i seguenti comandi:
[root@machine ~]# R CMD INSTALL DBI_0.2-5.tar.gz [root@machine ~]# R CMD INSTALL RMySQL_0.7-5.tar.gz
A questo punto all’utente non è rimasto che avviare il suo ‘ambiente‘ di sviluppo in R e controllare che il nuovo modulo fosse effettivamente attivo e disponibile. Happy coding!
Leoni, Unità e abitudini
Stranissimo rovistare nelle bozze e trovare articoli di quattro anni fa quasi pronti e mai pubblicati … Quello che segue risale al debutto di OS X Lion e alla diffusione del Magic Trackpad, qui corretto nella forma ma non nei contenuti.
~
Autentico spettacolo, l’aggiornamento è di quelli massivi ed andrà a modificare i nostri Gesti (nel senso di gestures) quotidiani! 😀
Da utente / amministratore di sistemi informatici con sempre meno tempo libero a disposizione, scontrandomi con la sedentarietà dei colleghi e con le scadenze dei liberi professionisti mi accorgo come questi aggiornamenti e ‘sconvolgimenti’ nell’interfaccia dei nostri sistemi operativi porti, spesso, più problemi che benefici.
Mentre nel caso degli iOS-device, di Android e tablet l’utente si approccia in maniera curiosa ed attenta alla novità dispositivo quando uno si avvicina ad un classico computer case e monitor – secondo me – si porta dietro il suo bagaglio di modi d’uso ed ha difficoltà ad alleggerirsene.
Magari userà più o meno le shortcut da tastiera ma approcciarsi ad un modo d’uso touch (del magic trackpad, ad esempio), alle nuove GUI di Gnome 3 o Unity del mondo GNU/Linux produce degli sconvolgimenti tali da essere metabolizzati nel lunghissimo periodo e questo spaventa (o almeno lo fa a me).
Facendomi, tra l’altro, ulteriormente sentire incapace e utilizzatore del 10% di tutte le funzionalità /potenzialità del sistema che mi si presenta innanzi e – nel caso del software Open Source – anche incapace di contribuire in maniera fattiva al suo miglioramento.
È solo una mia fisima personale o c’è qualcosa che anche voi condividete ???