Whatsapp non riceve messaggi se non lo apro. Come ho risolto

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Nella scorsa settimana ho fatto ‘esplodere’ di notifiche il mio Whatsapp. È successo qualcosa di non meglio individuato che mi ha fatto perdere la ricezione — e la notifica — di nuovo messaggi sulla piattaforma di messaggistica istantanea più diffusa in Italia.

Inizialmente pensavo fosse qualche interferenza tra i meccanismi di modalità Do-Not-Disturb, vibrazione / silenzioso, cattiva comunicazione tra il mio iPhone ed il mio Apple Watch con ormai oltre un lustro di vita… Poi ho pensato che potesse essere stata l’interferenza di NextDNS, che ho cominciato a provare sui miei dispositivi.
Infine mi sono reso conto di avere un vero e proprio problema.

Sono partito quindi alla ricerca del problema, andando a rovistare tra le impostazioni di notifica dell’applicazione, poi dell’iPhone. Poi ho pensato che potesse essere l’applicazione ad essersi in qualche modo corrotta e l’ho disinstallata e rimessa.

A questo punto sono andato a caccia di problemi di connessione con la rete 4G / Wi-Fi, ho resettato le impostazioni di rete del telefono e poi – memore delle recenti disavventure descritte nel mio recente post iOS e le notifiche scomparse sono andato a provare il meccanismo descritto nel post per forzare un reset delle impostazioni di rete 4G di “basso livello” del mio operatore telefonico.
Purtroppo senza fortuna.

Non avendo più altre idee ho cominciato una ‘caccia al bug’ sulla rete, trovando post del 2014/2015 che già riportavano la cosa… e, purtroppo per me, parlando quasi esclusivamente di rimedi per la piattaforma Android.

Poi il colpo di fortuna!
Un post nel forum di supporto Apple dell’utente Veron3218 mi ha aperto la strada verso la soluzione!

  1. scaricare WhatsApp Business
  2. effettuare la migrazione del proprio account WA verso WA Business (seguendo la procedura che appare al primo lancio della stessa) senza cancellare l’applicazione ‘normale’;
  3. farsi inviare / ricevere qualche messaggio sul proprio numero di telefono. A questo punto WA Business riceverà correttamente le notifiche (anche ad app chiusa);
  4. a questo punto possiamo eliminare l’applicazione WhatsApp ‘normale’ e procedere al riavvio del nostro iPhone;
  5. tornati con il telefono operativo, apriamo l’App Store e scarichiamo nuovamente la normale applicazione Whatsapp.
  6. apriamo l’applicazione Whatsapp ‘normale’ e procediamo nuovamente all’operazione di migrazione del nostro profilo da “business” a ‘normale’;
  7. se adesso procediamo con il farci inviare messaggi sul nostro numdero di telefono su Whatsapp vedremo riprendere la ricezione degli stessi in maniera normale!
  8. A questo punto possiamo pure cancellare l’app WA Business se non abbiamo alcun motivo d’uso

Spero che questa piccola “guida” possa aiutare qualcuno. Buon lavoro!

Fortnite vs Apple

Per rendere più caldo questo Ferragosto, ecco lo scontro tra Epic Games, creatrice di Fortnite e Apple, che quest’anno sta subendo attacchi diretti ed espliciti contro il suo modello di business della vendita di software nei suoi (Mac / iOS) App Store.

Penso ne vedremo delle belle

Zoom, videoconferenze e privacy.

Belle merde…

In breve, l’app di videoconferenza Zoom benché sia tra le migliori come performanca, si sta mostrando tra le peggiori riguardo al rispetto della privacy dei dati dei propri utilizzatori. Se la campagna contro quest’applicazione sia sponsorizzata dai concorrenti storici, in qualche modo, non lo so. Ma quel che si legge non ispira quasi mai molta fiducia.

Queste le ultime novità, dal blog di John Gruber: Regarding Zoom →

Mettere Facebook in quarantena

Ho eliminato ogni traccia dello spyware spacciato per browser conosciuto come Google Chrome diversi mesi fa (anni ormai). Il mio browser di default rimane Firefox, della Fondazione Mozilla.

Uno dei tanti motivi per cui anche tu dovresti seguire il mio esempio è l’incoraggiamento all’adozione di questo plug-in chiamato Facebook Container specificatamente sviluppato per confinare in una speciale sandbox, o quarantena, i prodotti del colosso americato e tutti i suoi strumenti traccianti della nostra navigazione on-line.

Come forse non sai, infatti, è abitudine di moltissimi siti web, sistemi di e-commerce, quotidiani online, eccetera, inserire degli elementi traccianti dei principali network pubblicitari mondiali (Facebook e Google in primis) per poter poi usare per i propri scopi commerciali aspetti della nostra navigazione sul web, regalando tante e tante informazioni a questi network della “sorveglianza”.

Coprire le nostre tracce, quindi, mi pare un requisito minimo che un browser e un’azienda attenta alla privacy (come la Fondazione Mozilla) deve agevolare.

Homebrew ed i Command Line Tools aggiornati

Non so quanti di voi utilizzino Homebrew per installare pacchetti *NIX all’interno dei propri sistemi macOS.

Se sei uno sviluppatore, o se ti servono alcuni strumenti scientifici, questo semplicissimo strumento a linea di comando ti permetterà di installare e configurare al meglio centinaia di software open-source.

Capita però che ci possano essere problemi per cui è previsto l’utilizzo di strumenti quali brew doctor che analizzino la situazione e suggeriscano la soluzione.

Dopo l’aggiornamento a macOS Catalina 10.15.2 si è verificata una situazione in cui tale strumento mi forniva il seguente avviso:

nicola@scamander ~ % brew doctor
Please note that these warnings are just used to help the Homebrew maintainers
with debugging if you file an issue. If everything you use Homebrew for is
working fine: please don't worry or file an issue; just ignore this. Thanks!

Warning: A newer Command Line Tools release is available.
Update them from Software Update in System Preferences or
https://developer.apple.com/download/more/.

Funzionando tutto, ho ignorato il messaggio come suggerito. È però poi passato un mese e mi sono deciso ad indagare un po’ sulla mancata disponibilità di aggiornamenti per i Command Line Tools di Apple.

Di fatto gli strumenti a disposizione non mi davano alcun problema, quindi mi sono semplicemente deciso a procedere al download manuale dell’ultima release di questo pacchetto dal sito developer.apple.com come suggerito sin dall’inizio, cosa che richiede di utilizzare proprio account Apple-ID .

Scaricato il pacchetto Command_Line_Tools_for_Xcode_11.3.dmg mi è bastato installarlo, ri-eseguire il comando brew doctor per vedere la scomparsa di ogni messaggio di avviso.

Yoast, e la pubblicità invadente

Yoast SEO is a search-optimization (“SEO”) plug-in for WordPress. It has 5+ million active installations and has been downloaded more than 202 million times.

Wikipedia

Yoast è anche uno dei principali sponsor a livello mondiale degli eventi della comunità WordPress, nonché uno dei maggiori divulgatori in campo di SEO e ‘limitrofi’.

Ho avuto modo di conoscere diversi dipendenti dell’azienda e sono sempre stati corretti, educati, irreprensibili. È stato quindi una spiacevole sorpresa, con estremo disappunto, vedere campeggiare – da ieri – nella bacheca delle mie installazioni WordPress il loro banner pubblicitario in occasione del black-friday.

Come si vede il suo “impatto” non era minimo, non era limitato alla pagina di impostazioni del loro plugin, ma era spammato in prima pagina.

L’ho trovato estremamente sgradevole, e poi ho pensato che costituirà un precedente per tutti gli altri plugin basati su un modello freemium o con il meccanismo dell’add-on purchase. L’anno prossimo cosa impedirà a centinaia di altri sviluppatori software di piazzare le loro pubblicità nella mia Bacheca?

Cercherò di portare questo punto di discussione nella Comunità WordPress, sperando che qualcuno ‘in alto’ risponda e prenda contromisure.

aggiornamento

Yoast dopo pochissime ore ha rilasciato un aggiornamento del proprio plugin che rimuoveva questa pubblicità e ha fatto pubblicamente ammenda.

Come dicevo nelle prime rige, sino a ieri erano stati un vero esempio in ogni loro ‘pubblica manifestazione’. Il tono del tweet, e dei commenti, conferma le mia stima nei loro confronti.

Firefox ci aiuta nell’evitare il tracciamento on-line

Mozilla è passata ad una strategia di attacco nel mercato dei browser, puntando su performance e sicurezza.

Dall’arrivo della versione “Quantum” ormai un anno fa, gli incrementi prestazionali sono stati sempre un pallino degli sviluppatori, così come gli accorgimenti per aumentare l’efficenza del browser (tipo la “sospensione” dei tab aperti ed inutilizzati da tempo quando Firefox rileva meno di 400MB di RAM disponibili sul computer su cui sta funzionando).

Dalla versione 67, Firefox ha introdotto un nuovo meccanismo di protezione dal tracciamento della propria navigazione on-line mediante ‘device fingerprinting’ del browser dell’utente.

cliccando a sinistra del lucchetto (verde o rosso) di fianco all’indirizzo del sito web che si sta visitando c’è una i cerchiata che cliccata ci fa apparire le informazioni del sito web, cliccando sull’ingranaggio di fianco alla voce Blocco contenuti possiamo andare a modicare granularmente, sito per sito, le impostazioni di sicurezza relative ad esso.

Si può anche impostare la nostra preferenza globale in tal senso cliccando alla voce Blocco Contenuti all’interno della sezione Privacy e Sicurezza. Qui possiamo andare in Personalizzato e quindi aggiustare secondo le nostre preferenze le opzioni a protezione della nostra navigazione.

Da adesso in poi saremo ragionevolmente protetti ma, come accade anche installando estensioni ad-hoc, l’esperienza di navigazione di alcuni siti potrebbe essere modificata / danneggiata da questa nostra nuova cautela nel lasciare in giro le nostre tracce.

Buona navigazione!

Come aggiungere il dizionario italiano su Postbox

Da due anni ormai sto usando assieme a Thunderbird e Mail.app il client di posta elettronica ‘alternativo’ Postbox.

Postbox, in mostra alcune funzionalità

Nato da un fork del codice del client email di casa Mozilla (Thunderbird, appunto) da anni aggiunge funzionalità peculiari pur mantenendo una certa compatibilità con il suo progenitore. Uno degli aspetti in cui questa discendenza di evince è l’uso di plugin e – come nel caso di oggi – dei dizionari prodotti per il suo avo open source.

Per aggiungere il controllo ortografico in fase di composizione dell’email in italiano (o in altre lingue diverse dall’inglese che è supportato nativamente) dovremo infatti andare a scaricare il dizionario italiano dai repository Mozilla, facendo attenzione – nel momento in cui scrivo – a non scaricare l’ultima versione del pacchetto la Versione 5.0.0.1webext poiché in casa Postbox devono ancora aggiornare il proprio supporto a questo tipo di “estensione web”. Dovremo quindi aprire lo storico delle versioni del dizionario che ci interessa e scaricare l’ultima versione disponibile nel formato classico, ossia la versione 5.0.0 rilasciata a Giugno 2017.

Una volta scaricato il file, dovremo andare nelle Preferenze di Composizione di Postbox, selezionare il tab Digitazione e quindi cliccare sul pulstante Modifica Dizionari. Una volta aggiunto nella tendina Lingua potremo selezionare Italiano (Italy) e se vogliamo abilitare anche lo strumento Controlla ortografia prima di inviare.

So che Postbox è un client di nicchia, ma non si sa mia che questa piccola guida possa essere utile a qualcuno…

Signal (messaging), perché le mie conversazioni sono fatti miei

Dopo Emanuele e Luca, mi sembra giusto fare coming-out e segnalare il fatto che anche io sono un utente — soddisfattissimo!!! — dei programmi Signal 🔗 e Telegram 🔗 quali alternative più rispettose della mia privacy rispetto a Whatsapp.

Oggi le ragioni per usare Whatsapp sono le stesse dell’essere iscritti sul Libro delle Facce, la sua diffusione è capillare. E questo primato, nel panorama del software di messaggistica su smartphone, è dovuto al fatto di essere stato il primo ubiquo sulle varie piattaforme (oggi rimaste un duopolio), ma anche ICQ all’epoca vinse per essere stato un pioniere … e oggi chi lo usa ancora? Una sparutissima minoranza!

Whatsapp è, di fatto, assieme ad Instagram il piano B del Libro delle Facce (*) per la profilazione globale degli utenti della Rete. E anche se ci illudiamo che le nostre chat siano criptate, come giustamente osserva Emanuele nell’articolo linkato, “sono i metadati che ci uccidono”. Con chi parlo, per quanto tempo, quanto lunghi sono i miei messaggi, da dove ci scriviamo, a che ora, in seguito a quali eventi sono tutte informazioni succose quanto – se non più – delle nostre conversazioni stesse.

Le alternative ci sono, e cominciare ad usarle e a veicolare le nostre conversazioni su queste piattaforme più rispettose della nostra privacy è un dovere che abbiamo verso chi, meno attento ai temi tecnologici, usa strumenti per abitudine e non per consapevolezza.

Invitare i nostri interlocutori ad utilizzare queste piattaforme farà loro capire che non sono soli, vedranno con piacere che anche altri hanno abbracciato la loro scelta consapevole e magari contribuiranno assieme a noi a smontare questo business di vendita delle persone.

Io ci spero ancora, a 44 anni e dopo infinite delusioni, di vedere dei cambiamenti positivi in questa società.


(*) = Orwell chiamò Grande Fratello questo meccanismo di ‘sorveglianza globale’ che oggi F. applica a tutto il traffico veicolato dai propri canali e quindi di fatto incarna – assieme ad Amazon e Google. Alan Moore nel suo V for Vendetta più cupamente separò i ruoli di sorveglianza nell’Occhio e nel Dito. Io, dal canto mio, sto ancora decidendo come chiamarli (in pubblico).