Rivivere il passato – 11 gennaio

Per la prima volta questo esercizio torna utile per rimuovere un contenuto ormai obsoleto / andato. Segnalavo infatti nel 2006 due risorse interessantissime sul client di posta elettronica Mail.app di Apple… però scomparse dal web (ho anche fatto una ricerca su Wayback Machine senza risultati). 🤷🏻‍♂️

Restano così solo due post pubblicati in questa data:

2021

(musical) Rainbow Generator – segnalazione da UnaCosaAlGiorno … il tool funziona ancora (non era scontato) e penso che più tardi ri-genero il tutto per l’anno appena passato;

2014

Non usi Time Machine? 8 scuse da non dirmi – articolo linkato giusto ieri ad una amica, che fa il backup con Time Machine una volta ogni elezione di presidente della Repubblica (e non ha altre strategie se non “il Cloud”) …

BigSur: prima di aggiornare, leggi questo articolo

Stasera, verosimilmente verso le 19 / 20 il nuovo sistema operativo Apple verrà rilasciato. Se sei intenzionato all’upgrade, ti consiglio VIVAMENTE la lettura di questo articolo…

Big Sur: Read this before upgrading →

As with Catalina, upgrading to Big Sur involves commitment.

Should it prove a disaster, the road back isn’t quick or easy: you’d need to reformat your boot disk and install a fresh copy of the previous version of macOS.

It’s also worth noting that, however alluring it might be that Big Sur can make Time Machine backups to APFS volumes, those are incompatible with previous versions of Time Machine, and converting old backups for use with Big Sur is also likely to be a one-way trip.

202 giorni nel ‘nuovo mondo’

Incredibile solo a pensarci, ma sono passati 202 (duecentodue !!!) giorni dall’ultimo back-up Time Machine fatto ‘in presenza’ in ufficio.

Oltre sei mesi di lavoro remoto, qualche volta smart, qualche volta meno, altre solo matto e disperato… e oltre sei mesi via dalle corse mattutine e serali per andare / tornare dal lavoro ed essere sempre con l’ansia di “non fare in tempo a”.

Giorno dopo giorno vedo quel contatore aumentare nell’area di notifica del mio Mac, e mi chiedo come sarà tornare in ufficio per lavorare. Quando.

E quanto è diversa oggi la tua vita rispetto a sei mesi fa? Quanto sono cambiate le tue abitudini, ritmi, flussi economici, modi di vivere la casa e la famiglia? Mi sento quasi di essere in un esperimento collettivo, come un po’ ci sentivamo prima di Pasqua. Allora giocavamo ai domiciliari, oggi giochiamo un po’ al Truman Show con sprazzi di futuro distopico a giorni alterni nei titoli dei TG, tipo questo video dei cieli di San Francisco circa 12 giorni fa… dove basta solo la colonna sonora per spaventarci più di quanto faccia quel cielo…

Apple Mail.app – importazione manuale della posta e rimozione duplicati

Approfitto della richiesta di un amico per mettere mano ad una vecchia bozza che giaceva nel back-end del mio blog.

Apple Mail.app - schermata

Importazione / Esportazione manuale delle email con Mail.app

Personalmente ho un rapporto di amore / odio con Mail, dove l’odio consiste nella gestione un po’ fumosa dell’archivio delle email e degli allegati in essa contenuti.

Nel caso non si utilizzi Time Machine come metodo di back-up dei propri file, dovremo necessariamente andare a “scoprire” che le nostre email sono conservate nella nostra home folder, all’interno del percorso ~/Library/Mail. Qui troveremo una cartella denominata V5 (nel caso di High Sierra), a seconda della versione del client Mail / sistema operativo installato questa potrà essere V4, V3 o V2 [non ricordo di aver mai visto una V1 nei miei dodici anni di utenza Mac]. I nostri messaggi di posta sono archiviati qui dentro.

Il metodo più sicuro sarebbe quello di esportare, una alla volta, ogni ‘casella’ di posta in cartelle con estensione *.mbox nello spazio di back-up scelto. Per casella si intende ogni cartella relativa ad un account e-mail, quindi la Posta in Entrata, Posta in Uscita, le Bozze e ogni altra cartella presente “Sul mio Mac”.

Questa esportazione avviene selezionando una email ciascuna di queste cartelle e poi andando a selezionare la voce Casella > Esporta Casella di Posta dal menù di Mail.app. Alla fine del processo avremo le nostre email pronte all’importazione da qualunque altro programma di posta elettronica (visto che il formato mbox è uno standard aperto).

Diversamente, dovremo procedere a tentoni al recupero delle nostre email, perché all’interno della cartella V5 per ciascun account di posta elettronica impostato avremo una macro-cartella dal nome alfanumerico che non è in alcun modo riconducibile all’account stesso a meno che all’interno non ci siano sotto-caselle dal nome univoco.

Dovremo quindi ripristinare a tentoni i file *.emlx contenuti nella cartelle *.mbox, usando l’opzione Importa di Mail (o del nuovo client email installato).

Apple Mail email files

Rimozione email duplicate nelle caselle di Mail.app

Proprio a seguito di questa procedura già in passato mi sono ritrovato nella necessità di ripulire caselle di Mail piene di duplicati. Quello che con Thunderbird – tutt’oggi il mio client email preferito – è possibile fare con un semplice addon (questo) mi è stato possibile farlo solo dopo una approfondita ricerca sul web.

Ho usato infatti il programma Remove Duplicate Messages-Mail realizzato da un anonimo sviluppatore, tale “Jolly Roger →” che in un anonimo e scarno sito web mette a disposizione una serie di utility da lui realizzate.

L’ultima versione del suo Remove Duplicate Messages-Mail, la 1.3.6, benché rilasciata il 3 luglio 2017 funziona perfettamente con Mail 11.3 (3445.6.18) di macOS High Sierra (versione 10.13.4).

Spiego sommariamente l’uso.

Con Mail.app in esecuzione si selezionano tutte le email di una Casella, e poi si avvia il programma Remove Duplicate Messages.app che lancia una nuova istanza dell’applicazione Terminale e poi sottopone una serie di domande all’utente (in inglese) chiedendogli cosa voglia fare delle email duplicate (archiviazione o cancellazione essenzialmente). Una volta indicate le proprie preferenze vedremo nel Terminale scorrere l’output del controllo che il programma fa, mentre sul desktop apparirà una cartella dal nome “Remove Duplicate Messages” che conterrà l’archivio (mbox) ed il file di log delle operazioni fatte.

Personalmente scelgo sempre di cancellare, mettendole nel cestino di Mail, le email duplicate in modo da poter sempre effettuare un controllo dell’operazione fatta. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio…

Concludendo…

È tutto! Buon lavoro.

“THE 3-2-1 RULE” – *LA* REGOLA PER UN PERFETTO BACK-UP!

Si dice in gergo che nel mondo dell’informatica ci sono quelli che hanno perso i propri dati, e quelli che li perderanno. Per ovviare a questa problematica basta dotarsi di un sistema di back-up dei propri file. Ma non basta un semplice disco o pen-drive USB per essere al sicuro. Esiste una vera regola chiamata quella del tre-duo-uno che viene additata come ottima. Si riassume nei seguenti punti:

Quando stai facendo il back-up di qualcosa assicurati che:

  1. Tu ne abbia almeno 3 (tre) copie,
  2. In 2 (due) formati differenti,
  3. con 1 (una) di queste copie conservate in un luogo diverso.

Assicurati quindi di stampare queste regole, e metterle bene in vista al lavoro od ovunque tu possa leggerle ed applicarle. Usale come motivazione a seguirle … e se sei un utente Apple ti consiglio di approfondire l’argomento Time Machine con gli articoli scritti negli anni sul mio blog personale…

marketing Apple 1 : mio portafogli -0,99€ al mese

Bisogna provare ammirazione per quanto sottile – e subdolo, se proprio vogliamo – sia il modo in cui il reparto marketing Apple ti porta a spendere soldi per i loro prodotti. E poi soldi ed ancora soldi. In una dolce spirale consumistica.

Lo scorso natale approfittando di una promozione sono passato ad un iPhone 6 bianco, dal taglio ‘fantasmagorico’ di 64GB e sino ad oggi sono riuscito a sopravvivere con il backup giornaliero su iCloud (occasionalmente affiancato da quello on-site attraverso iTunes sul mio MacBook Pro). L’altro giorno all’improvviso il sistema mi ha notificato l’imminente esaurimento dello spazio a disposizione su iCloud e ad un controllo risultavano liberi soltanto 180 MB dei 5 GB messi a disposizione gratuitamente da Apple.

Non sono solito utilizzare le funzionalità Streaming Photos di iOS, non ho musica sul telefono e utilizzo pochissime applicazioni che salvano i propri dati su iCloud Drive. La cosa mi ha sorpreso. Ho quindi esaminato il dettaglio dell’utilizzo disco dell’iPhone e ho scoperto che ho accumulato circa 6 GB tra fotografie e video, e un altro mezzo giga è occupato dalle chat familiari su Whatsapp (in famiglia, con i nipotini, le usiamo moltissimo).

Sconfitto dal volume di fotografie memorizzate sull’iPhone ho comunque voluto dare un’occhiata al contenuto del backup su iCloud, scoprendo che questo era responsabile di circa 4.4 GB di occupazione, mentre Whatsapp e i salvataggi su iCloud Drive aggiungevano altri 800 MB al conteggio. Insomma, avrei dovuto sforare il tetto da tempo e ho quindi pensato che parte dei dati incongruenti fossero da imputare ad uno “storico” dei salvataggi … magari incrementali come fa Time Machine.

Ho quindi cancellato da iCloud Drive il backup, verificato che venisse aggiornato il conteggio dello spazio disco a disposizione e iniziato un nuovo backup. In questo modo ho recuperato soltanto 350 MB di spazio (da sommare ai 180 MB precedentemente dichiarati come liberi).

A questo punto, sconfitto, e sopratutto pensando all’occupazione di fotografie e video presenti (e a come mi sia limitato nella memorizzazione di album sul telefono lasciando quanta più roba possibile sul Mac), ho capito che questa soglia dei 5 GB è diventata assolutamente insufficiente. E a settembre con OS X 10.11 e iOS 9 e l’evoluzione di iCloud Drive in un sistema di cloud storage ancora più simile a Dropbox & co. ho deciso di capitolare …

iCloud plan upgrade

Ho aperto le Preferenze di Sistema e poi l pannello iCloud sul mio MacBook Pro, ed ho deciso di investire nel più economico upgrade di spazio disponibile sui server Apple. Accettando così il pagamento di un canone mensile di 0,99€ per 20 GB di spazio.

Di per sé la cosa è un investimento economico del tutto trascurabile – mi basta rinunciare ad un caffè al giorno mese per rientrare della spesa, con tutto guadagno per la salute – e posso senz’altro impostarlo e dimenticarmene. Senza pensare al fatto che mi aspetto un cambio di prezzi di tutto il comparto “cloud” entro Natale, e quindi magari per 0,99€/mese nel 2016 avrò molto più spazio … Però sono stato sconfitto dal maledetto, malvagio reparto marketing di Cupertino …

La barra menù dei miei Mac

In seguito all’articolo precedente, e come promesso, riporto qui gli screenshot dei Mac che uso abitualmente…

Si parte da quella del MacMini di casa, il modello più economico della serie mid.2011 potenziato negli anni con 16GB di RAM e due dischi da 7200rpm da 750GB. Possiamo vedere Dropbox, 1Password Mini, Copy, l’icona dell’AirPlay verso l’AppleTV, Time Machine, i sensori di Menu Meters (CPU, RAM e frecce attività disco), Bluetooth, Wi-Fi (spento), Volume audio, Data e ora complete, icona cambio rapido utente, Spotlight e Notifiche

MacMini menubar

A seguire quella dell’iMac 21,5″ (fine 2009) dell’ufficio … ai soliti noti si sono aggiunti Wunderlist, Google Drive e Dropzone (anche qui Wi-Fi sempre spento).

iMac21-mac menubar

Ed infine quella del MacBook Pro (mid.2010) che è la macchina più utilizzata di tutte e che quindi meno di tutte presenta variazioni nel tempo (la seconda icona da sinistra è quella di Box, che dopo l’ultima formattazione non tengo sempre acceso ma attivo alla bisogna). Anche qui il Wi-Fi è spento il 99,99% delle volte visto che mi servono alte velocità di trasferimento di file e praticamente non uso Handsoff o Continuity…

MacBookPro menubar

Ci sono poi altre due applicazioni che appaiono in barra di menù a seconda che siano in esecuzione o meno. Una è Vox, l’altra AirMail nella sua prima release…

update = mi sono scordato, tra le app che uso sporadicamente e che “vivono” nella barra dei menù di Caffeine, F.lux (qui una piccola recensione di SignorD) e Memory Diag. (Che altro starò scordando ancora?)

E voi? Variate spesso il numero/funzionalità offerte dalle app che risiedono nella barra dei menù ?

OS X: ma cos’è questa voce ALTRO in Informazioni su questo Mac?

Durante la settimana passata Apple ha aggiornato la pagina OS X: What is “other” space in About This Mac? all’interno della sezione dedicata al supporto tecnico del suo sito web.

Stranamente la pagina non è ancora stata tradotta in italiano (o almeno io non sono riuscito a trovarla), ecco quindi che ho deciso di proporne qui un piccolo riassunto…

Alcuni di noi avranno familiarità con una schermata come quella qui sopra riportata. Chi non l’avesse mai vista (è una novità introdotta da OS X 10.7 “Lion”) sappia che è possibile ottenere un siffatto grafico mediante click sulla  in alto a sinistra sulla Barra dei Menù del desktop, e quindi cliccando su Informazioni su questo Mac, quindi sul pulsante Più Informazioni e quindi cliccando sul tab Archivio.

Come nell’esempio qui riportato (estratto da uno dei Mac con cui lavoro), la porzione di spazio disco utilizzata da questa categoria “Altro” può sembrare oltremodo importante, e viene quindi da chiedersi cosa vi sia contenuto visto che OS X già ne distingue le categorie Audio, Filmati, Foto, Applicazioni e Backup (locali *) che uno si immagina essere quelle più esose in termini di gigabyte…

I file contenuti in “Altro” stando alla definizione data da Apple sono quindi tutti quei file che il sistema non riconosce univocamente come:

  • oggetti contenuti nelle cartelle proprie di OS X, quali la cartella System, le cartelle con le cache dei file e le altre nascoste all’utente ma strettamente necessarie al funzionamento del sistema (di fatto tutta la gerarchia di derivazione BSD/Unix);
  • informazioni personali di ciascun utente del sistema, quali documenti, contatti, calendari e metadati associati;
  • plugins e/o estensioni di applicazioni installate;
  • file audio video che per un motivo o per l’altro non possono essere riconosciuti come tali da Spotlight, vuoi perché di formato non riconosciuto, vuoi perché contenuti all’interno dei package relativi a ciascuna applicazione;
  • altri tipi di file non riconosciuti da Spotlight.

A questo punto non rimane altro che capire se si può ottimizzare lo spazio a disposizione del sistema, ma direi che la cosa è argomento da trattare in un’altro post…

  • Ricordo infatti che sui sistemi portatili Apple, se si attiva Time Machine viene innestato un processo di generazione di “instantanee locali“, vedi pagina di supporto HT4878 di Apple.

Come reimpostare il Mac prima di venderlo

apple-mountain-lion-hard-drive-iconUltimamente pare che Topher Kessler mi legga nel pensiero. Stavo infatti pensando se fosse il caso vendere il MacMini di casa per passare a qualcosa di più versatile in questo momento della mia vita. E quindi mi ero ripromesso di studiarmi lo stato dell’arte delle procedure da fare per resettare alle impostazioni di fabbrica un Mac, specialmente oggi che il sistema operativo originario non è più fornito con il computer e che esso è legato al nostro Apple-ID.

Ed ecco che giovedì Topher sulle pagine di C|Net mi pubblica l’articolo How to factory reset a Mac. Vediamo quindi di prenderne spunto e riassumere i passaggi da fare.

Backup! Backup! Backup!

Il primo passo da fare è assicurarsi di avere un backup completo *E* funzionante. Che sia fatto con SuperDuper, CarbonCopyCloner con Time Machine, o manualmente è indifferente, l’importante è farlo.

Disabilita gli account online

Il passo successivo è quello di disabilitare ogni servizio che è fisicamente associato al proprio sistema, e magari richiede l’autorizzazione per essere eseguito su un ristretto numero di dispositivi. Un ottimo esempio è iTunes, che è in grado di suonare e visualizzare i film comprati sull’iTunes Store  su di un massimo di cinque computer. Se, come detto, stiamo vendendo il Mac è bene tornare in possesso di uno slot di autorizzazione per il nostro prossimo Mac.

rimuovi_autorizzazione_iTunes

Rimuovi eventuale hardware opzionale

Se abbiamo tenuto il nostro Mac abbastanza a lungo, probabilmente avremo aggiunto della RAM, sostituito il disco a 5400rpm del MacBook con un più performante disco a 7200rpm o di tipo SSD, oppure inserito nel MacPro delle schede PCI express particolari, che ci possono servire in futuro o vogliamo vendere a parte dal nostro sistema. Ebbene, in tal caso ricordiamoci di smontarli e rimontare l’equipaggiamento originale. Apple negli ultimi anni ci ha aiutato in questo frangente, il numero di accessori collegati ad ogni Mac è diventato pari a zero. Anzi no, per i MacBook Pro in dotazione c’è una pezzolina.

Formatta & reinstalla

Ed eccoci all’ultimo passo di questa procedura. La formattazione del sistema e la successiva reinstallazione del sistema operativo.

Se abbiamo un Mac precedente a OS X 10.7 e 10.8, nella scatola dovremmo avere anche i due DVD con il sistema operativo e la suite iLife di programmi con cui era venduto. In questo caso utilizzandoli e fermando l’installazione PRIMA della creazione di un utente e della registrazione per il nostro acquirente sarà come l’averlo comprato nuovo, anni fa.

Ricordo velocemente che la procedura si fa inserendo il DVD nel lettore ottico, riavviando il Mac con la lettera C premuta ed aspettare l’avvio (lento) da DVD, qui dopo aver scelto la lingua da usare avviamo Utility Disco, selezionamo il disco principale del sistema, quindi Partiziona e dallo schema scegliamo “1 partizione“, diamo il nome canonico “Macintosh HD” e poi scegliamo il file system “Mac OS Extended (Journaled)“. Finita la formattazione chiudiamo il programma e lanciamo l’installazione vera e propria.

Possiamo anche decidere di reinstallare il sistema operativo acquistato sul Mac App Store (sia come update, ad esempio da 10.6.8 a 10.7 oppure da 10.7 a 10.8), anche se tecnicamente quella copia è associata al nostro account sullo Store.

La cosa migliore da fare – in ogni caso – è installare la versione di OS X con cui il sistema ci è stato venduto, e quindi lasciare all’acquirente la scelta di cosa fare, tenerselo o aggiornare con il suo account.

In questo caso la procedura è un attimo più laboriosa. Potremo decidere di riscaricare l’installer dall’AppStore, oppure potremo usare la procedura di Internet Recovery che, connettendosi ad i server Apple, andrà a scaricare e ripristinare la versione del sistema operativo associato al proprio Mac.

Per usare questa opzione assicuriamoci di riavviare il Mac tenendo premuti i tasti Opzione+Command+R. Da questo punto in poi la procedura è identica alla precedente, con la differenza che stavolta il processo è più lento dovendo riscaricare da Apple i circa 4.5GB dell’immagine di installazione. Arrivati alla schermata di benvenuto del Mac possamo spegnere con il tasto di alimentazione il Mac. Starà al nuovo proprietario configurare il sistema.

AppStore_ripristina_OSXL’ultima opzione è quella, cui accennavo, di installare l’ultimissima versione di OS X acquistata. Avviamo AppStore sul nostro Mac e cerchiamo tra le applicazioni acquistare OS X (Mountain Lion nel mio caso / esempio).

Questo farà si che nella cartella Applicazioni appaia l’applicazione “Installa OS X Mountain Lion.app“. Possiamo decidere di proseguire facendo un doppio click su tale applicazione, ma a questo punto usando una banale penna USB da 8GB (costo  5/6€) e la bellissima collezione di AppleScript forniti con Lion Disk Maker possiamo crearci un pendrive di avvio del sistema, che nella vita torna sempre utile.

Concludo sottolineando, per i meno addentro al mondo del computing, che la formattazione e la successiva reinstallazione del sistema non ci mettono al 100% al sicuro che i nostri file siano irrecuperabili da acquirenti malintenzionati. Il modo più sicuro per farlo è scegliere un adeguato numero di ‘sovrascritture’ del disco Macintosh HD quando siamo all’interno di Utility Disco al momento della sua inizializzazione. Ovviamente più ne scegliamo di far eseguire più lento sarà il processo di inizializzazione. Come si dice: Uomo avvisato…

Inizializzazione_Utility_Disco

Ho tralasciato qualosa? Fammelo sapere nei commenti…

Windows 7 ed 8: gestione delle Librerie e del backup

Grazie a due ottimi articoli di MakeUseOf oggi ho scoperto due belle funzionalità  (semi)nascoste di Windows, nelle sue ultime due declinazioni per desktop: la 7 e la 8.

→ Make Windows 7 & 8 Libraries Work For You

In questo articolo viene spiegato decentemente il meccanismo per cui quando si apre Explorer in Windows 7 o in Windows 8 (se in modalità Desktop), invece di vedere il contenuto della cartella home dell’utente si vedano queste Librerie:

Messa così la cosa ha un senso … peccato che ci voglia un lungo articolo a spiegarla, o la voglia di scavare nella psiche dell’interface designer di Microsoft. Direi che siamo un po’ lontani dall’immediatezza d’uso.

→ Did You Know Windows 8 Has a Built-In Time Machine Backup?

In questo secondo articolo, invece, scopro un’altra funzionalità  ben nascosta di Windows 8. Avendo a disposizione una condivisione di rete, infatti, il sistema operativo di Redmond prevede un meccanismo di backup (quasi) identito al TimeMachine di Apple.

Dici che è il caso che faccia una traduzione –sommaria– dei due articoli linkati ???