Madonna della Corona

What a morning!

Years ago I saw this church appear on Instagram and I’d made a mental note to make sure I visited it if I was ever in the area. I landed in Venice and drove straight to Verona for the night and woke super early to see this cliff side beauty in cold morning light. It was quite an adventure to get to it as it was minus 5, the path down was incredibly and dangerously icy and I was not in shoes with grip. But I tried to make the way down as fun as possible. Those who saw my Stories would have seen! On that note. I am trying to get better at uploading photos more quickly but Stories is offering a great channel to show things in real time. The problem is that when I travel I also like to get to know a city at night and its locals and socialise so often I’m out all day taking photos and then in the evening hanging out and not having much time to edit.

Anyhow, if you ever go to Venice or Verona I totally recommend a half day trip to see this church. It’s even more impressive than the amazing Las Lajas Sanctuary the hillside church in Ipiales in southern Colombia IMHO.

Allan Edward Hinton è un fotografo londinese che, come tanti al mondo, ha preso baracca e burattini e si è lanciato in un lunghissimo viaggio nel mondo abbandonando i suoi possedimenti. E oggi riporta spezzoni del suo viaggio con una serie di scatti dal mondo.

E mi sono ritrovato a pensare quanta bellezza ha il lato ‘antico’ del mondo, quello meno civilizzato … un tesoro di emozioni e cultura sempre pronto per essere gustato a chi si astrae dalle quotidiane fatiche e si concede il lusso di fermarsi e guardare.

Come hanno fottuto i trenta/quarantenni

E quasi mai, se ci offrono il posto fisso, lo vediamo come il posto in cui lavoreremo fino alla fine dei nostri giorni, ma come il posto in cui abbiamo qualche certezza di lavorare per qualche anno senza essere sbattuti fuori a calci appena il vento gira, e dopo qualche anno siamo noi che ce ne andiamo, perché non abbiamo più stimoli e vogliamo averne di nuovi.

Ciccio Rigoli, su Medium

The Floating Piers

Dal 18 giugno al 3 luglio scorsi sul lago d’Iseo l’Italia è diventata un capoluogo mondiale per l’arte contemporanea grazie alla stupefacente opera dell’artista Christo assieme a Jean Claude. The Floating Piers rimarrà un’opera ricordata per decenni – e secondo me presto imitata – che nonostante polemiche e inevitabili dissapori [*] a mio avviso costituisce un’esperienza sensoriale unica. Pur non essendoci potuto andare, data la distanza geografica e gli attualmente insostenibili costi di una trasferta per soddisfare un piacere effimero, da ogni foto ed esame del progetto si coglie la vis di questa opera …

L’articolo su Divisare racconta le varie fasi del progetto, dalla sua ideazione alla sua realizzazione, ed è un ottimo punto di partenza per documentarsi visivamente e tecnicamente su come è stato … buona visione!

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mediocremente

Perché davvero sfuggire alla mediocrità è il principale dei traguardi culturali che possiamo darci ma per farlo, per provarci, serve un passo preliminare, una specie di scrittura privata fra noi e il mondo: individuare gli esempi, isolarli dalla massa di quelli come noi e iniziare ad imitarli come fossimo tante ochette di Lorenz a spasso per il giardinetto austriaco.

Solo che Lorenz non c’è quasi mai. E in testa al branco a dirigere la truppa c’è spesso un’ochetta come noi. Sperduta come noi, anche se con il petto un po’ più in fuori di noi. E questo, beh questo, credimi, mi spiace dirtelo ora che l’anno finisce, ma è un problema serissimo.

Massimo Mantellini in uno degli ultimi post del 2015 ha scritto un lungo articolo circa la concezione della leadership (letteraria e politica) che abbiamo in questo paese. Condivido quasi tutto del post, tranne la simmetria Baricco / mediocrità. Che quest’ultimo non sia Dante credo sia pleonastico dirlo. Assurgelo ad esempio di scrittura mediocre, invece no…

Tornando sul tema, invece, dubito che – con il bombardamento dei media cui siamo sottoposti e la mancanza di tempo da dedicare all’otium latino per approfondire le letture e dedicare del tempo all’analisi – noi società italiana si possa individuare un Lorenz nel panorama contemporaneo.

Mi pare invece più auspicabile (e fattibile combattendo la pigrizia) che il nosto patto sia di dare sempre il meglio di noi stessi in ambito lavorativo e sociale, evitando di fregargecene ed il pressapochismo, dando sempre il massimo nell’esecuzione dei compiti che ci sono affidati.

Per quanto banali. I nostri “Lorenz” possono essere quei genitori, quei nonni, quei bisnonni che hanno lottato per dare un tetto e un pasto caldo ai propri figli … e un senso di ‘famiglia’ alla comunità. Senso che è andato perso con il boom economico e con l’affermazione del successo economico come unico successo possibile.

La Generazione Perduta dei nati in Italia negli anni Settanta e Ottanta.

Ho la sensazione che i miei coetanei abbiano ancora poco chiaro che non è normale che i giovani in Italia non abbiano un sussidio di disoccupazione, nessuna garanzie per la pensione, nessuna meritocrazia, nessun supporto all’acquisto della prima casa, nessun assegno familare per sostenere la natalità, nessuna rappresentanza sindacale per lavoratori a contratto e disoccupati di piccole imprese.
Maurizio Pittau

Dall’amico heart la segnalazione di questo articolo amaro, e duro. Come la verità… Prenditi 12 minuti di tempo e leggilo. Ti darà da pensare.

in parole semplici

L’Italia ha una malattia, si chiama “allergia alla complessità”. La semplicità non spiega nulla, nessuna dinamica in corso, non spega niente di quello che vedi scorrere sotto gli occhi, attraverso il tuo corpo e la mente, in un giorno qualsiasi, fitto d’eventi come un mazzo intero di vite nei secoli scorsi. C’è il rifiuto dell’idea stessa di complessità in nome di una banale equazione tra semplicità e chiarezza: dimmelo in quattro parole, oppure vaffanculo.
Wu Ming

(via →)

le letture suggerite dell’11 Agosto 2015

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  • Hackers Remotely Kill a Jeep on the Highway—With Me in It – un articolo di Wired rivolto a puntare l’attenzione sull’automazione in ambito di mobilità urbana ed extra-urbana. Personalmente questa tendenza mi preoccupa MOLTO perché la ricerca mi pare più orientata verso il “possiamo farlo” piuttosto che “facciamolo, ma con tutte le precauzioni del mondo”. Visto lo stato del software odierno ce ne sono ancora molte da applicare;
  • The Web we have to save – un post meraviglioso e struggente. E vero. Meritava di essere pubblicato a se stante, ora che ci penso…
  • Business models, working hours and the crazy ICT in Italy – un piccolo saggio sul mondo del lavoro ICT qui in Italia;
  • The Post-Mac Interface – “20 years later, did the Anti-Mac Interface unseat the original Macintosh design principles?
  • Your big data toolchain is a big security risk! – un altro gigante dai piedi d’argilla del mondo ICT, i Big Data e la loro gestione attraverso buzzwords piuttosto che tecnologie pensate ab-origine come durature nel tempo;

il capitale umano ICT

La realtà è molto semplice: il nostro Paese nel suo complesso non investe in capitale umano, in educazione, nella formazione dei giovani. Non investe sui talenti, non li attira e non fa nulla per trattenerli. Non ci curiamo delle nuove tecnologie e non creiamo, riconosciamo e valorizziamo leader che le sappiano dominare e sfruttare.

Poi ci chiediamo perché siamo in crisi? Abbiamo ancora bisogno di osservatori, studi, analisi per scoprire l’ovvio?
Alfonso Fuggetta

Il capitale umano ICT: Tutti lo invocano, ma chi se ne cura realmente?