Non è OK, Google!

What he does not say is far more interesting, i.e. that in order to offer its promise of “custom convenience” — with predictions about restaurants you might like to eat at, say, or suggestions for how bad the traffic might be on your commute to work — it is continuously harvesting and data-mining your personal information, preferences, predilections, peccadilloes, prejudices… and so on and on and on.

AI never stops needing data. Not where fickle humans are concerned.

So the actual price for building a “personal Google for everyone, everywhere” would in fact be zero privacy for everyone, everywhere.

Doesn’t sound quite so OK, Google, now does it?
Natasha Lomas

Sono rimasto sbalordito dalla veemenza di questo post su TechCrunch in seguito agli annunci del nuovo hardware da parte di Google ad inizio mese. Non mi aspettavo che un magazine potesse pubblicare un’opinione così netta e radicale.

Google con la presentazione del suo hardware ha fatto sua, in maniera più subdola, una strategia – come per gli AirPod di Apple – che di fatto è un ‘cavallo di Troia’ per far entrare nelle nostre case i sistemi di intelligenza artificiale di questi colossi dell’informatica. Ma mentre a Cupertino per ora vogliono venderti i loro prodotti ed i loro servizi, per Google noi – i nostri dati, la nostra vita – siamo solo esche da usare per accalappiare tutte le società che vogliono venderci qualcosa.

Non dobbiamo farci abbindolare da questi gadget, dobbiamo restare vigili sull’uso della tecnologia e su ciò che comporta la loro adozione. Altrimenti il nostro destino di limoni da spremere è segnato, con tanti saluti alla nostra libertà.