… we the people are pissed. the body politic is burning up. And the anger that courses through our headlines and news feeds — about injustice and inequality, about marginalization and disenfranchisement, about what they are doing to us — shows no sign of abating. The Esquire teamed up with nbc news to survey 3,000 americans about who’s angriest, what’s making them angry, and who’s to blame.
via American Rage: The Esquire/NBC News Survey
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Cinque motivi per NON fare Open Data
Grazie ad un collega oggi mi è passato tra le mani (o dovrei dire sullo schermo?) un provocatorio articolo dell’amico Stefano Epifani sui cinque motivi per cui una Pubblica Amministrazione dovrebbe boicottare con tutte le sue forze l’adozione di sistemi informativi territoriali, specie se basati su tecnologie Open Data …
Non mi resta che augurarti buona lettura!
Cinque motivi per NON fare Open Data →
Una mela per dominarli tutti
Apple now has full platforms on your wrist and under your TV. Other companies, most notably Google and Microsoft, have answers to most of Apple’s most important products and services.
…
But Apple continues to have an enviable advantage here: its platforms integrate pretty well together and people actively want to use more than one of these platforms. There are bugs and edge cases, but Apple’s stuff is either preferable to the alternatives or the alternatives aren’t better enough to lure me away, not permanently at any rate.
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This is to the benefit and detriment of customers, depending on your point of view. Speaking as an Apple user who regularly uses, writes about, and generally enjoys Windows and Android, I can say that the tight integration between Apple products makes Apple’s ecosystem harder than ever to leave, even temporarily. To switch, I would need to replace a million little conveniences that I currently use without really thinking about them.
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This isn’t really a good or a bad thing, it’s just the direction computing has been moving this decade. Every big company wants to be all things to all people; Apple is just better at it than most companies. Whatever new products and features it introduces next year, expect Apple to keep pushing all of its stuff closer together.
Per il giorno di Natale Andrew Cunningham ha preparato un lungo articolo per Ars Technica intitolato:
In 2015, Apple’s ecosystem got larger
(and harder to leave) than ever →
Se sei anche solo minimamente interessato al mondo Apple e la lettura della lingua inglese non ti è d’ostacolo, ecco qua un bell’articolo da leggere in relax quest’oggi…
Ritrovamenti
Oggi, complice una attesa in sala d’aspetto dal medico, ho riaperto l’app Readability sul mio iPhone dopo un sacco di tempo. Quasi due anni. Vi ho trovati salvati una ventina scarsa di articoli lunghi (secondo quelli che ormai sono gli standard di pubblicazione sul web) e molto interessanti. E sottolineo molto. Ne sono stato contentissimo (e di alcuni vi proporrò estratti nei prossimi giorni).
Vint Cerf e un futuro medievale di bit putrefatti
La propensione storica dell’individuo – conservare e memorizzare nel modo più open possibile, proprio in ottica futura – si è insomma già rattrappita a favore di un presente a 360 gradi dove ci pare di avere tutto a disposizione, ben sistemato, catalogato e codificato. Un presente che ci alleggerisce dalle responsabilità di pensare al futuro. Non tanto in senso di storia personale ma di modo verbale: pensare al futuro, cioè a come saranno lette, interpretate, decodificate, riconvertite e analizzate le tracce che stiamo lasciando.
del perché amiamo Superman
→ Weakness to Strength
Jerry Siegel’s Return to Superman
un bell’articolo del cartoonist Max Riffner sulle pagine di Medium…
rendere amicale l’App Store
Friending the App Store
How we discover games and apps is broken, hitting indie developers hardest. Here’s one way to fix it.
Andy Baio, sugli schermi di Medium.com → si lancia in una disamina di come Apple (ma anche tutti gli altri esponenti del panorama dei marketplace di applicazioni) siano rimasti fermi al 2008 nella concezione dei propri Store, e di come oggi… sei anni e miliardi di download dopo, si possa provare ad innovare e migliorare l’esperienza di navigazione e scoperta delle varie applicazioni lì vendute…