Perché davvero sfuggire alla mediocrità è il principale dei traguardi culturali che possiamo darci ma per farlo, per provarci, serve un passo preliminare, una specie di scrittura privata fra noi e il mondo: individuare gli esempi, isolarli dalla massa di quelli come noi e iniziare ad imitarli come fossimo tante ochette di Lorenz a spasso per il giardinetto austriaco.
Solo che Lorenz non c’è quasi mai. E in testa al branco a dirigere la truppa c’è spesso un’ochetta come noi. Sperduta come noi, anche se con il petto un po’ più in fuori di noi. E questo, beh questo, credimi, mi spiace dirtelo ora che l’anno finisce, ma è un problema serissimo.
Massimo Mantellini in uno degli ultimi post del 2015 ha scritto un lungo articolo circa la concezione della leadership (letteraria e politica) che abbiamo in questo paese. Condivido quasi tutto del post, tranne la simmetria Baricco / mediocrità. Che quest’ultimo non sia Dante credo sia pleonastico dirlo. Assurgelo ad esempio di scrittura mediocre, invece no…
Tornando sul tema, invece, dubito che – con il bombardamento dei media cui siamo sottoposti e la mancanza di tempo da dedicare all’otium latino per approfondire le letture e dedicare del tempo all’analisi – noi società italiana si possa individuare un Lorenz nel panorama contemporaneo.
Mi pare invece più auspicabile (e fattibile combattendo la pigrizia) che il nosto patto sia di dare sempre il meglio di noi stessi in ambito lavorativo e sociale, evitando di fregargecene ed il pressapochismo, dando sempre il massimo nell’esecuzione dei compiti che ci sono affidati.
Per quanto banali. I nostri “Lorenz” possono essere quei genitori, quei nonni, quei bisnonni che hanno lottato per dare un tetto e un pasto caldo ai propri figli … e un senso di ‘famiglia’ alla comunità. Senso che è andato perso con il boom economico e con l’affermazione del successo economico come unico successo possibile.