Benché forte di 85 (con questo 86) post la categoria “sullo schermo” di questo blog non vedeva una novità dallo scorso settembre 2010 ed una recensione (seppur sui generis) dal maggio 2007 (!!!).
Vado a colmare questa lacuna 😉 Parliamo un po’ di…
Little Miss Sunshine
Gli Hoover sono una famiglia particolare: il padre Richard è un motivatore che ha realizzato un programma in nove punti che cerca di vendere, la madre Sheryl fa di tutto per tenere insieme la famiglia, anche se ha appena portato a casa il fratello, studioso gay di Proust che ha tentato il suicidio per un amore finito male. Completano la famiglia Dwayne, quindicenne che ha fatto il voto del silenzio per riuscire ad entrare in Areonautica, il nonno cacciato da una casa di riposo Perché sniffa eroina e infine Olive. E’ lei la protagonista del weekend. Avendo passato le selezioni del concorso di bellezza Little Miss Sunshine, tutta la famiglia la scorterà in California per la grande finale.

La prima cosa che ci tengo a dire è che sto apprezzando sempre di più i film dove i personaggi a video non sono i modelli impossibili hollywoodiani. Dove le facce, i tic, il look curato o trasandato raccontino a latere quando più possibile il personaggio. Se poi questi attori sono anche bravi, ispirati, o semplicemente nella parte a loro assegnata tanto meglio.
Ed ecco un primo punto, tutti gli attori, i pochissimi personaggi che danno vita a questo film riescono a dare quella sensazione di normalità , di quotidianità ed allo stesso tempo caricaturalità che sono merce rara sullo schermo nell’ultimo decennio.
Come secondo punto c’è una specie di moralismo, se vogliamo, che ci porta a riflettere su vari aspetti della vita. A come si combatte, si lotta, si soffre, si sgomita ogni giorno per un obiettivo, per soddisfazione personale o per altro… ma che, nonostante tutto, tra le curve del percorso di vita di ciascuno di noi ci sono imprevisti (imprevedibili, vorrei aggiungere a rafforzare il concetto) che ci fan sbattere il muso contro dei fatti con i quali non possiamo scendere a patti, ma solo accettare e quindi agire in modo nuovo. Pensiamo ad una malattia, ad un infortunio o un lutto improvviso. Non importa quanto si è forti, ma ci sono cose contro cui poco possiamo.
Come terzo punto c’è la consapevolezza per cui la vita è fatta così, e bisogna cogliere il momento e l’occasione per essere sereni, esser felici, imparare a dire “ti voglio bene” alle persone cui vogliamo. Il commento riportato in locandina della Associated Press riassume con poche ottime parole il concetto:
Una storia esilarante sulla vittoria, sulla sconfitta e quello stato nel mezzo dove molti di noi imparano a vivere.
Insomma, ti consiglio caldamente la visione. Ma la visione serena, senza aspettative, passiva. Quelle visioni dove ti fai prendere per mano dal regista, o dal particolare ‘tic’ di un personaggio e poi ti fai trasportare assieme a lui nel Racconto.