Superman

Oggi torno a parlare di una vecchia passione mai sopita, i fumetti. È trapelata una immagine del nuovo film di Superman in uscita nei prossimi mesi, ed i fan più accaniti si stanno lanciando nelle elucubrazioni più varie.

Mi ha colpito il commento del disegnatore Jon Bodganove, tra gli autori più particolari ed importanti di un ciclo narrativo storico dell’Uomo di Acciaio — la morte di Superman — sulla realizzazione del costume di Superman in ambito cinematografico. Non è necessario, a suo avviso, che questo costume sia iper tecnologico o super ricco di dettagli e orpelli. Secondo la mitologia del personaggio è la mamma di Clark – Martha Kent – a cucire il costume al figlio prima che si riveli al mondo.

Tornando a questo lato “romantico” della mitologia del personaggio, trovo che un racconto cinematografico di Superman che faccia proprie le atmosfere della serie a cartoni degli anni ’40, con un’atmosfera tra il noir, con sprazzi di cyberpunk, potrebbe essere una storia perfetta e diversa dal solito.

Tra gli autori che, su carta, riescono meglio ad interpretare questo concetto vecchia scuola, se vogliamo, del personaggio c’è senz’altro il disegnatore Eddy Barrows (che consiglio di seguire su Instagram se ami il fumetto) che è in grado di catturare l’essenza di questo personaggio iconico…

Se ti dico Superman, qual è la sua versione che ti viene in mente?

Ha i tuoi occhi

Ha i tuoi occhi” è una simpatica commedia francese del 2016 che ho avuto modo di vedere su Netflix nelle scorse settimane.

Tema centrale del film è la parossistica situazione dell’adozione di un bambino bianco da parte di due genitori neri.

Il film riesce per il 99% del tempo a giocare tra la lievità dei toni scanzonati della commedia e piccoli ma significativi momenti di approfondimento su diverse tematiche di non poco conto. In primis le gioie e le preoccupazioni di diventare genitori non per caso, ma volendo fortemente perseguire l’ideale di una famiglia che trascende nel tempo come significante del proprio amarsi. Poi le difficoltà di rompere gli schemi mentali, proprie di qualunque cultura.

Ho amato i colori del film, il fatto che i neri siano uno diverso dall’altro, un arcobaleno di diversità che può solo arricchire il mondo.

Ho anche amato una scena nel film in cui una figlia redarguisce il padre, ricordandogli il perché delle proprie scelte di gioventù e di come quindi sia giusto dare ad altri le stesse libertà di perseguire la propria felicità.

Il film muore un po’ nelle scene finali, affrettate, dove l’inevitabile lieto fine corre incontro allo spettatore e ‘spezza’ la trama fino a quel momento sospesa in questo esercizio di giocoleria che ho provato a raccontarti, tra gag comiche e lancio di tematiche di spessore. Ma alla fine perdono il regista ed il montaggio, perché sono riusciti ad intrattenermi facendomi anche riflettere.

Se hai modo di vederlo, fammi poi sapere che ne pensi…

Caparezza, Compro Horror e filmografia a 360°

Mi scuso per proporre il secondo video in una sola giornata, ma questo lavoro del cantautore pugliese Caparezza va segnalato – se non altro – per il merito di essere uno dei primi video musicali realizzati e progettati per trarre il maggior vantaggio possibile delle tecniche di ripresa a 360° … Eccolo in tutta la sua gloria (per evitare rallentamenti stai attento a selezionare una qualità video compatibile col tuo monitor E con la tua connessione dati):

L’articolo dove l’ho scoperto è in questo articolo di Rea Soluzioni intitolato “I video a 360°: cosa sono e come si girano

La mafia uccide solo d’estate

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Finalmente trovo lo spazio per spendere due parole sull’opera prima cinematografica di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, ex Iena ed ex documentarista con lo splendido “Il Testimone”. Nonostante un certo battage pubblicitario, e l’incensatura senza veli che Fabio Fazio ha dedicato al mio quasi coetaneo palerminato, sono andato a vedere il film con un certo entusiasmo.

Entusiasmo dovuto essenzialmente al mio apprezzamento delle capacità di messa a fuoco delle situazioni della vita, espresse negli anni passati in tutti i suoi lavori.

Ed è questo che salvo del film. Il suo guardare a certi, importantissimi, avvenimenti storici e sociali, con una rara attenzione all’aspetto umano (vorrei dire mondano, ma non è neanche questo il giusto aggettiivo da usare) dei fatti che compongono la Storia. Questo assieme all’interrogativo che molti di noi devono porre prima ai propri genitori, e poi a se stessi in merito alla “non visione” del marcio che ci circonda e con cui (a volte quotidianamente) veniamo in contatto.

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E proprio la “non visione” ci viene strappata negli ultimissimi minuti del film, quando una carrellata riassuntiva dello stato – indecoroso – dei luoghi dove le varie stragi hanno avuto luogo, dove fiumi di sangue sono scorsi, arriva allo spettatore zittendolo letteralmente.

Almeno nella proiezione cui ho assistito questo è stato l’effetto su duecento spettatori. Uno sgomento silenzio di imbarazzo e indignazione… È capitato anche nella tua?

Sono tra noi

Grazie alla segnalazione di Stefano Aridiacono sulle pagine di Photorevolt, apprendo della vincita della 5a edizione del Premio Giovanni Tabò da parte di Graziano Panfili con il suo portfolio di 14 scatti con titolo “Sono tra noi” con la motivazione:

aver affrontato un tema come quello degli extraterrestri, molto presente nell’immaginario collettivo ma difficile da illustrare, con grande originalità e ottima tecnica fotografica, costruendo con abilità e sensibilità unostoryboard di sapore cinematografico che non manca di significative citazioni di grandi film di fantascienza”.

Riporto qui lo scatto che più mi è piaciuto, invitando ad andare a scoprire le altre nella gallery dell’autore.

Instagram is…

Instagram è…

Questo è il titolo di questo cortometraggio di circa 30 minuti di cui qui sopra ho riportato il trailer.

Scoperto tra le pagine di iPhoneographyIL (?) blog di riferimento in merito al mondo della fotografia digitale mediante il nostro melafonino preferito – Instagram is è uno di quei filmati autocelebrativi, dall’ormai consunto sapore vintage, che racconta per immagini e colori quello che è oggi il maggior social network dedicato alla fotografia. Quello a cui si aspira utilizzandolo.

Lasciamo stare gli autoscatti delle veline e delle pinup con migliaia di commenti, Instagram ha portato un enorme numero di persone a scattare foto, cimentandosi con la composizione dell’immagine, l’uso delle prospettive, l’uso del colore o dei bianco nero più o meno contrastati col racconto del quotidiano, cercando di coglierne il bello (o magico).

Per me il suo arrivo su iPhone prima, ed Android poi, ha solo fatto del bene alla fotografia tout court.

E pensavo anche al fatto che un business da un miliardo di dollari per Instagr.am e qualche altro milione per un intero ecosistema di applicazioni fotografiche / sviluppatori, è stato reso possibile grazie alle coraggiosi azioni di un’azienda che in tanti criticano, e a cui non vogliono rendere il merito di introdurre (nel bene e nel male, in maniera a volte imperfetta) concetti ed abitudini che davvero han cambiato il modo ed il mondo in cui viviamo (almeno quello telematico).

L’uomo d’acciaio, trailer

Finalmente un approccio epico alle avventure dell’Uomo d’Acciaio che, quando troppo urbano, non mi ha mai convinto molto. Solo la fotografia, con colori tra il freddo ed il cupo, non mi convincono moltissimo … per me Superman è solare, speranza, non una battaglia contro il dolore e la disperazione. Ma magari è solo il montaggio delle scene per il trailer e nel film si respirerà un’atmosfera diversa in altre ambientazioni …

Little Miss Sunshine

Benché forte di 85 (con questo 86) post la categoria “sullo schermo” di questo blog non vedeva una novità dallo scorso settembre 2010 ed una recensione (seppur sui generis) dal maggio 2007 (!!!).
Vado a colmare questa lacuna 😉 Parliamo un po’ di…

Little Miss Sunshine

Gli Hoover sono una famiglia particolare: il padre Richard è un motivatore che ha realizzato un programma in nove punti che cerca di vendere, la madre Sheryl fa di tutto per tenere insieme la famiglia, anche se ha appena portato a casa il fratello, studioso gay di Proust che ha tentato il suicidio per un amore finito male. Completano la famiglia Dwayne, quindicenne che ha fatto il voto del silenzio per riuscire ad entrare in Areonautica, il nonno cacciato da una casa di riposo Perché sniffa eroina e infine Olive. E’ lei la protagonista del weekend. Avendo passato le selezioni del concorso di bellezza Little Miss Sunshine, tutta la famiglia la scorterà in California per la grande finale.

La prima cosa che ci tengo a dire è che sto apprezzando sempre di più i film dove i personaggi a video non sono i modelli impossibili hollywoodiani. Dove le facce, i tic, il look curato o trasandato raccontino a latere quando più possibile il personaggio. Se poi questi attori sono anche bravi, ispirati, o semplicemente nella parte a loro assegnata tanto meglio.

Ed ecco un primo punto, tutti gli attori, i pochissimi personaggi che danno vita a questo film riescono a dare quella sensazione di normalità , di quotidianità ed allo stesso tempo caricaturalità che sono merce rara sullo schermo nell’ultimo decennio.

Come secondo punto c’è una specie di moralismo, se vogliamo, che ci porta a riflettere su vari aspetti della vita. A come si combatte, si lotta, si soffre, si sgomita ogni giorno per un obiettivo, per soddisfazione personale o per altro… ma che, nonostante tutto, tra le curve del percorso di vita di ciascuno di noi ci sono imprevisti (imprevedibili, vorrei aggiungere a rafforzare il concetto) che ci fan sbattere il muso contro dei fatti con i quali non possiamo scendere a patti, ma solo accettare e quindi agire in modo nuovo. Pensiamo ad una malattia, ad un infortunio o un lutto improvviso. Non importa quanto si è forti, ma ci sono cose contro cui poco possiamo.

Come terzo punto c’è la consapevolezza per cui la vita è fatta così, e bisogna cogliere il momento e l’occasione per essere sereni, esser felici, imparare a dire “ti voglio bene” alle persone cui vogliamo. Il commento riportato in locandina della Associated Press riassume con poche ottime parole il concetto:

Una storia esilarante sulla vittoria, sulla sconfitta e quello stato nel mezzo dove molti di noi imparano a vivere.

Insomma, ti consiglio caldamente la visione. Ma la visione serena, senza aspettative, passiva. Quelle visioni dove ti fai prendere per mano dal regista, o dal particolare ‘tic’ di un personaggio e poi ti fai trasportare assieme a lui nel Racconto.