dell’istruzione…

Ha trent’anni, quindi non sapeva che fosse esistito qualcosa intitolato I soliti ignoti. Non sapeva che fosse un film e non una serie, non sapeva che fosse un pezzo di storia del cinema italiano, non sapeva niente. (Non poteva neanche rivolgersi a san Google, protettore di chi sa cosa cerca: le avrebbe detto che è un quiz televisivo).

Guia Soncini, L’eterno presente della generazione che non sa un cazzo

Interessante lettura questa di Guia sul sito de Linkiesta … ricca di spunti e stimoli.

Oltre agli interessanti quesiti sulla voglia e la possibilità di imparare, sulla situazione di ‘eterno presente’ che ci pervade facendoci perdere la prospettiva sulle cose, piano piano tocca un altro tema a mio avviso FONDAMENTALE oggi… con l’immane possibilità di ricerca che abbiamo, sapere cosa cercare è lo skill più essenziale che dovremmo sviluppare nella vita.

Mi rendo anche conto, però, che sapere cosa cercare richiede una conoscenza sia pur minima del mondo… quindi il compito di un formatore si è caricato di un’ulteriore onere, e dietro non può lasciar niente… se non il maledetto metodo del “mandare a memoria” concetti e nozioni. O no?

del misurare l’Istruzione

La crescente preoccupazione per l’efficacia dell’istruzione primaria, secondaria e postsecondaria ha fatto concentrare l’attenzione di tutti sulla valutazione di studenti e insegnanti. Per gli amministratori, costantemente sotto pressione, il modo più rapido ed efficiente di fare queste valutazioni è stato adottare metodi quantitativi che si sono dimostrati molto efficaci nel mondo delle imprese. Misurare i flussi in entrata e in uscita e la capacità produttiva è diventato un metodo universalmente accettato per calcolare costi e benefici dell’istruzione. La valutazione quantitativa sarà anche efficace per alcune attività e materie, ma molti degli aspetti più importanti dell’istruzione non si possono quantificare. Quando si comincia a credere che ciò che non si può misurare non è reale, l’istruzione (e per estensione, la società) perde la sua anima.

Mark C. Taylor

Lo scopo dell’educazione scolastica (pubblica)

… the purpose of education in a democracy ought to be to prepare children for their role as citizens and that means that they learn to think for themselves, that they ask a lot of questions, that they question authority, that they stand up for what they believe in, and that they understand that their contribution to the world cannot be measured in money. The project of self-governance requires educated citizens, people who are self-motivated, who are sociable, and who work well with others. That is why I teach.

Those Mythological “Jobs Of Tomorrow”

dello studiare in Italia

Il messaggio che passa all’opinione pubblica è che la formazione non serve ed è comunque un lusso che “non ci possiamo più permettere”. È sufficiente leggere le statistiche Eurostat per l’Unione Europea per comprendere la proiezione politica di questo messaggio. Come percentuale di laureati nel segmento di età 30-34 anni, nel 2004 l’Italia era quartultima (seguita da Slovacchia, Repubblica Ceca e Romania). Oggi, dopo un decennio, l’Italia occupa saldamente l’ultimo posto in Europa. Se consideriamo gli obiettivi per il 2020 di ogni nazione europea i risultati sono ancora più deprimenti: quello dell’Italia è mantenere l’ultima posizione e aggravare il distacco, dato che il suo obbiettivo (26-27% di laureati) è il più modesto di tutta l’Unione Europea.

 

Non c’è bisogno di essere dei fini economisti per comprendere che ci sono delle evidenti correlazioni fra il grado d’istruzione della popolazione di un paese e la sua capacità di sostenere uno sviluppo economico di qualità: certo si tratta di una condizione necessaria ma non sufficiente allo sviluppo.

 

Ma nei momenti in cui si hanno dei dubbi circa l’importanza della cultura diffusa in un paese bisogna ricordarsi sempre di una famosa massima di un ex-presidente dell’Università di Harvard, Derek Bok:

“Se pensi che l’istruzione sia costosa, prova l’ignoranza”.

Tratto da ROARS: Università: nel 2020 una fuga ci seppellirà

il governo del fare… danni

Questo è quello che penso quando leggo cosa questo terzo governo (il minuscolo è intenzionale) non eletto da nessuno realizza quando si mette all’opera.

Sull’ottimo sito ROARS – Return on Academi ReSearch oggi ho letto l’articolo Giannini: «soddisfatta, non ci sono stati i tagli» e intanto Renzi le sfila 75 milioni pubblicato un paio di giorni fa…

La situazione, intanto, è drammatica…

e la linea “politica” è ormai chiara…

Quasi quasi li preferiscono quando parlano per parlare, producendo chiacchiere… quelle almeno non fan danni (o comunque ne fan meno).