Bari. Riflessioni post-elettorali.

In una giornata buia come quella di ieri è stato come scorgere l’arcobaleno in un cielo plumbeo l’arrivo della notizia della netta vittoria – al primo turno elettorale – di Antonio Decaro come rinnovato sindaco della città di Bari.

I motivi del mio gioire della sua vittoria sono riassunti nel concetto chiave che un uomo di uno schieramento politico può — attraverso il quotidiano lavoro di cura della Res Publica, l’impegno diretto, l’onestà di ammettere sbagli e l’umiltà di dare di conto delle proprie scelte, nonché portando avanti una precisa idea politica — farsi votare da un simpatizzante / elettore di schieramento avverso e quindi essere legittimato a rappresentare e guidare la propria comunità.

Certo, condire la vittoria con parole come:

“Non è un miracolo, sono stato il sindaco di tutti e continuerò a esserlo. Questa vittoria non è un miracolo ma il riconoscimento del buon lavoro fatto […] So che molti mi hanno votato per essendo distanti dalla mia parte politica, vi prometto che rispetterò tutti. Rispetto, ascolto, umanità saranno le mie parole d’ordine“.

Antonio Decaro, 27 Maggio 2019

non è che la ciliegina sulla torta.

Adesso non resta che rimboccarsi le maniche e rendere Bari una città migliore, oltre che dal punto di vista promozionale (vedi l’endorsmet ricevuto da Lonely Planet come una delle migliori mete ‘underratedin Europa. E magari evitare scempi come questo, ripreso passeggiando per strada una delle scorse mattine nel quartiere San Pasquale (che per i non baresi non è affatto estrema periferia).

via loulou_aubergine

P.S. = se non avessi colto la citazione, l’opera cui viene riferimento è questa performance fatta da Banksy in occasione della Biennale d’Arte a Venezia il 9 maggio 2019 e salita alla ribalta della cronaca, con la sua pubblicazione on-line lo scorso 22/23 maggio.

Un commento sul fascimo in Italia oggi. Maggio 2019

Io, come credo la maggior parte di voi, non avrei mai saputo dell’esistenza della casa editrice neofascista “*********”, se solo Salvini non avesse concesso loro una lunga intervista, che poi hanno pubblicato in un libro.
E non si sarebbe mai e poi mai seguitato a parlare di loro, se solo la loro presenza non avesse provocato un certo numero di defezioni illustri al Salone del libro di Torino.
E quelle defezioni sono arrivate a seguito del clamore mediatico provocato dal libro di Salvini, poi amplificato dalle dichiarazioni dell’editore, che si è tranquillamente definito “fascista” (anche se non ho capito cosa ci si aspettava di diverso, in realtà) e dai suoi trascorsi di violenza (idem).

Io comprendo le ragioni di tutti: di chi va e di chi ha deciso di non andare, in segno di protesta. Davvero, le trovo tutte ugualmente legittime e condivisibili. Ma vorrei spostare per un attimo il punto della discussione, se è possibile.

I gruppi neofascisti esistono… Vanno a cena col Ministro dell’Interno, occupano interi palazzi e minacciano “un bagno di sangue” se gli si parla di sgombero (ottenendo, come risposta, l’intoccabilità della loro sede principale), aprono nuove sedi in tutta Italia.

Non si materializzano di colpo al Salone del Libro. Sono stati sdoganati da una narrazione prevalente che mette sullo stesso piano fascisti e antifascisti, che chiama “divisiva” la Festa della Liberazione, che ha “normalizzato” la xenofobia, l’intolleranza, la violenza, in una parola: il fascismo.

Ma la nostra Costituzione prevederebbe che questo non possa essere possibile, in teoria.
Per la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione “si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalita’ antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o USANDO LA VIOLENZA quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle liberta’ garantite dalla Costituzione o DENIGRANDO la democrazia, le sue istituzioni e I VALORI DELLA RESISTENZA, o SVOLGENDO PROPAGANDA RAZZISTA, ovvero rivolge la sua attivita’ alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista”.

In pratica, per la nostra Costituzione, tutto questo sarebbe fuorilegge. Eppure esistono, aprono sedi, usano la violenza, denigrano i valori della resistenza, fanno propaganda razzista.

Allora chiediamoci: il problema vero è che siano al Salone del Libro o che stiamo permettendo tutto questo, lasciando spazio ai nuovi fascismi in nome di un malinteso liberalismo, fregandocene della nostra stessa Costituzione?

Fa più paura lo stand di una casa editrice fascista al Salone del Libro o il fascismo vero, quello che appoggia convintamente parte di questo governo?

E infine: siamo proprio sicuri che, se un leader politico è così amato dai neofascisti di tutta Italia, non sia perché, in fondo, il fascismo (o, meglio, una manifestazione di esso) è GIÀ al governo?

Forse sarebbe ora di riflettere seriamente su questo.
Tutti.

un mio amico

Quanto sopra è quello che un carissimo amico ha scritto in una chat privata, dove ci si confrontava sullo ‘scandalo del 2019’ al Salone del Libro di Torino.

Un intervento che sento mio al 100%, tanto da non aver potuto far altro che applaudirlo e, oggi, ricondividere pubblicamente su questo mio spazio on-line. Esponendomi politicamente. Ma credo ne valga la pena per chiarire il punto: no al fascismo e ai suoi gretti istinti (gli Ideali sono altri).


Una nota di “colore”. Ho oscurato il nome dell’editore, che spero la Storia dimentichi presto. Il nome dell’esponente politico, invece, lo lascio … perché in quanto carica dello Stato oggi ha responsabilità verso me, la mia famiglia e tutto il Paese in cui vivo e per cui, nonostante tutto, nutro un certo orgoglio.

Non sei mica fascista?

‘Non sei mica fascista?’ mi disse.
‘Lo siamo tutti, cara Cate’ dissi piano ‘se non lo fossimo, dovremmo rivoltarci, tirare le bombe, rischiare la pelle. Chi lascia fare e s’accontenta, è già un fascista’.

Cesare Pavese, “La casa in collina”

Il politico non dovrebbe essere uno di noi, a caso

Quando state male, cercate un medico a caso oppure il medico migliore che sia raggiungibile? O per i vostri figli, sperate in un buon insegnante ed in una buona scuola, oppure in una qualsiasi?

Non voglio una rappresentazione omogenea della società, in Parlamento ed al Governo. Non voglio una percentuale uguale a quella del bar sotto casa di ladri e disonesti, di ignoranti o razzisti.

Voglio persone degne di stima, di fiducia.

Alessandro Ronchi ☞