Yoast, e la pubblicità invadente

Yoast SEO is a search-optimization (“SEO”) plug-in for WordPress. It has 5+ million active installations and has been downloaded more than 202 million times.

Wikipedia

Yoast è anche uno dei principali sponsor a livello mondiale degli eventi della comunità WordPress, nonché uno dei maggiori divulgatori in campo di SEO e ‘limitrofi’.

Ho avuto modo di conoscere diversi dipendenti dell’azienda e sono sempre stati corretti, educati, irreprensibili. È stato quindi una spiacevole sorpresa, con estremo disappunto, vedere campeggiare – da ieri – nella bacheca delle mie installazioni WordPress il loro banner pubblicitario in occasione del black-friday.

Come si vede il suo “impatto” non era minimo, non era limitato alla pagina di impostazioni del loro plugin, ma era spammato in prima pagina.

L’ho trovato estremamente sgradevole, e poi ho pensato che costituirà un precedente per tutti gli altri plugin basati su un modello freemium o con il meccanismo dell’add-on purchase. L’anno prossimo cosa impedirà a centinaia di altri sviluppatori software di piazzare le loro pubblicità nella mia Bacheca?

Cercherò di portare questo punto di discussione nella Comunità WordPress, sperando che qualcuno ‘in alto’ risponda e prenda contromisure.

aggiornamento

Yoast dopo pochissime ore ha rilasciato un aggiornamento del proprio plugin che rimuoveva questa pubblicità e ha fatto pubblicamente ammenda.

Come dicevo nelle prime rige, sino a ieri erano stati un vero esempio in ogni loro ‘pubblica manifestazione’. Il tono del tweet, e dei commenti, conferma le mia stima nei loro confronti.

tutti gli spot della campagna ‘Get a Mac’

Lucio oggi mi ha fatto fare in viaggio nel passato quando mi affacciavo nel mondo della Mela e pian piano restavo deliziato dalle moltissime facilitazioni che lavorare su questa piattaforma mi portava.

Dopo tredici anni d’uso le abitudini sono ormai consolidate, ma quel senso di stupore non cessa mai di esistere, perché c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare e poche sono le aziende che forniscono una “esperienza utente” così fluida e gratificante.

Apple: la privacy e gli iPhone

In queste settimane sta circolando (anche) sulle televisioni degli italiani lo spot Private Side di Apple che elogia le funzioni di sicurezza integrate negli iPhone (e più in generale sui sistemi equipaggiati con iOS).

Come però fa notare la Mozilla Foundation in un suo articolo, ed in una sua petizione, Apple può – e dovrebbe – fare di più … come ad esempio non equipaggiare i dispositivi di un ID univoco per il targeting pubblicitario. O al massimo, come chiesto nella loro petizione, resettarlo automaticamente ad intervalli regolari. Per esempio ogni mese.

Ti invito a firmare la petizione, QUI

Se invece non sapevi che il tuo iPhone (o il tuo iPad o la tua AppleTV di ultima generazione) ti identificano e vuoi sapere come limitare questa funzionalità, ti invito a seguire le indicazioni della pagina Rifiuto degli annunci pubblicitari mirati in App Store e Apple News del supporto ufficiale Apple.

Google on the rise

“Google’s business depends on an open web that is searchable and contains as much of the world’s information as possible. The biggest threat to Google is a world in which essential information remains inside the walled gardens of platforms like Facebook, Instagram, and Snapchat, where its crawlers cannot go”.

via Chartbeat Blog

Seguendo uno strano percorso tra link, partendo da alcuni articoli di Gina Trapani su Medium dove si parlava di progetti editoriali e dell’utilizzo di WordPress contro CMS diversi o custom mi sono imbattuto in una serie di ottime letture. La parte citata viene da uno di questi.

L’azienda Chartbeat all’interno delle sue attività di ricerca, svolte sul proprio parco clienti, ha recentemente rilevato come la ricerca su Google, sebbene ancora drogata da espedienti / trovate come AMP in ambito mobile, pare essere tornato decisamente alla ribalta come principale fonte di accesso ai contenuti di Editori e Autori … anzi è in decisa crescita, contro valori tendenzialmente statici di Facebook.

E la cosa è ottima … perché per la natura stessa del business di Google è basata sugli standard – e sull’esistenza – di un Web Aperto, al di fuori dei giardini dorati di social network proprietari (appunto Facebook, Instagram, Snapchat).
E di questo io non potrei essere più felice !

Che, lentamente, il ribelle web si stia risvegliando dal torpore degli ultimi anni?

Letture suggerite del 9 Luglio 2017

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È già passata una settimana dal mio ultimo post qui. La selezione odierna di articoli consigliati è abbastanza varia, e sicuramente almeno tre di questi meriterebbero una discussione approfondita a più voci, non credi?

Furbacchioni

Un’oretta fa, leggendo come ogni mattina la mia dose di feed, l’occhio mi è caduto sulla notizia dell’agenzia pubblicitaria statunitense 6S Marketing che ha colto al balzo l’occasione del prossimo evento Apple – in cui si vocifera dell’annuncio del nuovo iPhone 6S – per farsi un po’ di pubblicità.

Hanno messo su un bel cartellone pubblicitario, dal look fortemente assimilabile a quello delle campagne Apple, e lo hanno sapientemente piazzato di fronte al più famoso Apple Store del mondo … “innocentemente” chiedendo ad Apple di chiamare il prossimo telefono iPhone 7 e non 6S per salvaguardare il loro brand.

Io ho subito pensato: ‘Furbacchioni’.

come si pronuncia Huawei?

Simpatico video pubblicitario del produttore e commercializzatore di apparecchiature di rete e telecomunicazioni Huawei realizzato un paio di anni fa per le strade della Grande Mela. Mi è piaciuto il ritmo e la spigliatezza dello speaker, assieme alla colonna sonora molto U.S.A.

Non sono la cronologia del mio browser

Mi sono imbattuto nel progetto Floodwatch del tutto casualmente, mentre mi lasciavo trasportare dalle letture suggerite di Medium.com (dopo averne scritto un post sul mio blog in lingua inglese).

Jer Thorp all’interno del magazine Backchannel – ospitato sulla piattaforma Medium.com – si è lanciato in un lungo articolo raccontando l’esperimento sociale da lui commissionato facendo scrivere a dieci sconosciuti un profilo, un racconto della sua vita, dando loro come unico riferimento l’output di Floodwatch.

Floodwatch è un’estensione di Chrome che si occupa di raccogliere, e quindi aggregare in diversi formati, tutti i banner pubblicitari in cui ci imbattiamo durante le nostre navigazioni sul Web.

I dieci sconosciuti, basandosi solo sulle pubblicità, non sono riusciti a ricostruire il vero profilo di Jer, ma hanno raccolto soltanto alcune sfaccettature carpendo solo quello che le “intelligenze” dietro il digital advertisment odierno è riuscito a mettere in campo.

L’esperimento è doppiamente interessante, perché da una parte fa vedere le lacune di tutti quei software che oggi si occupano di vendere la giusta pubblicità al giusto utente/cliente – mediante una eventuale accurata profilazione – mentre dall’altro fa vedere quante briciole lasciamo a disposizione di tutti nel nostro cammino, come dei moderni Pollicino.

E se gli sconosciuti non riescono a capire chi siamo, costa stiamo pensando o desiderando, altri mediante il possesso della nostra posta elettronica, le richieste DNS effettuate, lo storico dei nostri spostamenti su Mappe o network di condivisione di fotografie sanno ormai (veramente) quasi tutto di noi…

Dimenticavo, l’articolo di Jer è: You are not your browser history. →