migrazione RedHat Enterprise Linux a CentOS eseguita!

Lo scorso anno acquistammo un serverino – dischi in fiber channel, 4 cpu quadcore, 32GB di RAM … la solita roba, insomma – con su Red Hat Enterprise Linux. Ovviamente quest’anno allo scadere della licenza non ci sono i fondi per proseguire con gli abbonamenti annuali.

features rhel

Che si fa? Si migra a CentOS, ovviamente!
Per fortuna la procedura di migrazione è stata semplice, immediata e rispettosa del tutorial proposto nell’apposita pagina del wiki ufficiale.

In breve ho aggiornato la RHEL alla release 5.5. Questo ha fatto anche si che i repository ufficiali venissero cancellati dalla directory /etc/yum.repos.d (quindi fattene un backup, per riferimento futuro).

Ho disattivato tutti i repository aggiuntivi alla distribuzione (adobe, epel e remi).

Ho disattivato, prima, e rimosso, dopo, il plugin rhnplugin di yum, quindi imparito i comandi:

cp /etc/redhat-release /etc/redhat-release-saved
rpm -e --nodeps redhat-release-notes redhat-release yum-rhn-plugin redhat-logos

… e poi scaricato manualmente i pacchetti centos-release, centos-release-notes e redhat-logos-X.X.XX-XX.el5.centos.noarch.rpm dal mirror Italiano di CentOS (li trovi nel percorso ../5/os/$ARCHITETTURA/CentOS/).

Fatto ciò li ho installati manualmente e poi ho dato il più classico dei:

yum update

per completare la migrazione, ed eccoci qua:

CentOS-5-3-Is-Here-Based-on-RHEL-5-3-3

[root@localhost ~]# cat /etc/issue
CentOS release 5.5 (Final)

[root@localhost ~]# uname -a
Linux localhost 2.6.18-194.3.1.el5 #1 SMP Sun May 2 04:17:42 EDT 2010 x86_64 x86_64 x86_64 GNU/Linux

come aggiornare PHP e MySQL su CentOS usando il repository di Remi

Ci siam trovati in ufficio a dover aggiornare l’accoppiata PHP/MySQL per il deployment di un paio di applicazioni bio-informatiche in corso di sviluppo.

I nostri sistemi, per N ragioni, sono ancorate al mondo rpm; quindi Red Hat Enterprise Linux ed il suo clone “free (as in beer)CentOS e il loro lento ciclo di update hanno prodotto la situazione per cui o affrontavamo l’aggiornamento “a mano” di 10 nodi con ricompilazione dei sorgenti, oppure adottavamo la strategia dell’adozione di un repository esterno alla distribuzione.

Dopo un’indagine abbastanza veloce abbiamo deciso di affidarci al lavoro, pluriannuale e ben noto, di Remi Collet. Una veloce ripassata a yum e ai suoi plugin ed i pacchetti erano installati, con la piccola rogna di un problema con le dipendenze di PHP-MySQL (probabilmente dovuta all’aggiornamento in fasi distinte di PHP prima e MySQL poi).

Risolto quello son passato ad esaminare MySQL e i database da esso gestiti, incontrando il simpatico errore qui sotto riportato:

ERROR 1146 (42S02): Table ‘MySQL.servers' doesn't exist

when you do a simple FLUSH PRIVILEGES;

Son quindi corso ai ripari con una veloce ricerca su Google che mi ha convinto della necessità di applicare SEMPRE, indipendentemente dal metodo di aggiornamento utilizzato (tar.gz, deb o rpm), il comando MySQL_fix_previleges_tables assieme alle altre indicazioni che si trovano nella documentazione ufficiale PRIMA di fare altre operazioni sui database..

Nella fattispecie impartendo il comando:

/usr/bin/MySQL_fix_privilege_tables --password=$your-MySQL-root-password

ha risolto il mio problema.

Alternativamente una soluzione avrebbe potuto essere quella proposta in questo post, ma come ho detto non c’è stato bisogno di fare altre operazioni.

come abilitare il plugin Java su Firefox e CentOS a 64bit

Nelle scorse settimane avevo instalalto e configurato un server CentOS 5.3 a 64bit, installato sia la Java-openJDK che la JRE ufficiale SUN a 64bit e bona.

Stamattina mi chiama un collega e dice che il plugin su Firefox non gli va. Vedo e rivedo non capisco quale sia il problema, perso – tra l’altro – tra centinaia di post che fanno riferimento a vecchie versioni della JRE, di Firefox e vecchie incompatibilità tra il plugin ed il browser tra 32 e 64bit.

Alla fine, fortunatamente, trovo questo post, con l’indicazione del file libnpjp2.so che, nel mio caso, si trova in /usr/Java/jre1.6.0_16/lib/amd64/libnpjp2.so.

Vado nella cartella /usr/lib64/Firefox-3.0.14/, creo una directory plugins ed impartisco il comando:

ln -s /usr/Java/jre1.6.0_16/lib/amd64/libnpjp2.so libnpjp2.so

Avvio quindi Firefox, mi reco alla pagina di test per la virtual machine ed ecco il risultato atteso:

Your Java configuration is as follows:

Vendor: Sun Microsystems Inc.

Version: Java 6 Update 16

Operating System: Linux 2.6.18-164.2.1.el5

Architecture: amd64

Enjoy!

Preoccupazione in Canonical – la risposta

Complice una domenica mattina pigra e relativamente libera da impegni ed incombenze varie mi sono dedicato ad un po’ di quel sano nomadismo del web seguendo il guizzo del momento.

Sono arrivato sulle pagine del blog di Fabio Marzocca, nome di spicco (a mio avviso) nella comunità  Italiana di Ubuntu (è la mente dietro idee come Baobab e BUM che ho usato sin dalla nascita di questa distribuzione).

Il 9 luglio scorso Fabio esprimeva il suo punto di vista sul grado di preoccupazione in Canonical (che, per chi non lo sapesse, è l’azienda che paga e sovvenziona la comunità  Ubuntu) dopo gli annunci circa la scesa in campo di Google con il suo GoogleOS.

In estrema sintesi Fabio pensava a come un giocatore famoso e dal nome altisonante come Google va a scalfire il mercato di Linux, e Ubuntu in particolare, in ambito netbook e di come RedHat e Novell comunque detengono una credibilità maggiore in ambito enterprise. Il tutto, dunque, a “schiacciare” il mercato a disposizione per Canonical.

Ha seguito un certo numero di commenti e ad un certo punto mi son chiesto se, a distanza di tre mesi, avesse ancora senso rispondere ad un post del genere. La risposta è stata si e la state leggendo 😉

Andiamo per punti, cercando così di chiarire alcuni punti e lanciare interrogativi.

i Netbook

Se vogliamo i netbook sono il segno della “sconfitta” dell’informatica di qualità. Punto primo, l’hardware utilizzato è di non eccelsa fattura. Come farebbe a costare meno di un qualsiasi smartphone degno di questo nome ? Schermi poco leggibili, trackpad frigidi, tastiere e case scricchiolanti, dischi fissi di due generazioni fa.

Se le cose migliorano il prezzo sale al livello di macchine ben più performanti, dove l’acquirente comincia a chiedersi se e quanto la portabilità sia più importante della produttività che lo strumento gli può, anzi deve, garantire.

Dal lato software c’è la sconfitta del software libero.

In una nicchia di mercato dove nessuno era dominante (non c’era del tutto tale nicchia, ricordiamolo), un sistema operativo altamente modulare, imperante nel mondo embedded, ricco di soluzioni e distribuzioni “small size” e “mobili” è stato castrato:

  • da scelte hardware “fuori standard” o “winmodem” like (parola che provoca sudori freddi a tanti della vecchia guardia);
  • dalla nascita di distrubuzioni fini a se stessa da parte di OGNI produttore, distribuzioni morte Perché nate in contesti del tutto opposti dove il SL nasce e prospera;
  • da interfacce grafiche bambinesche (almeno quelle che ho visto io);
  • prestazioni non esaltanti delle moderne distribuzioni su hardware limitato (con buona pace dell’adagio “usa Linux per ridare vita al tuo (vecchio) pc!”;

Questo insuccesso ha addirittura riportato in vita Windows XP, che possiamo definire l’highlander dei sistemi operativi di casa Microsoft !!!

Sempre più produttori stanno abbandonando la strada delle distribuzioni “self owned” e usano MS Windows, scaricandosi così del peso di mantenere una distribuzione in casa e non avendo capito che si doveva (e deve!!!) collaborare con la comunità  in maniera totalmente diversa.

All’utente non piace cambiare.

Sul pc di casa avrà Windows (diciamo ottimisticamente nell’80% dei casi?) Perché trovarsi obbligato a studiare qualcosa di ignoto e complesso come GNU/Linux, repository free, non-free, backports, partners e chi più ne ha più ne metta ?

Quindi la battaglia di Ubuntu (e GNU/Linux) con il grande pubblico (e susseguenti grandi numeri) è già persa. Canonical a mio avviso NON deve puntare su questo mercato.

GoogleOS

Secondo me si rivelerà l’ennesima distribuzione GNU/Linux customizzata. OK, hanno tirato su Android e io non me ne sono mai interessato abbastanza da capire se è un progetto che nasce da zero o cosa.

Vista però la scelta di Apple di customizzare Mac OS per il suo iPhone direi che la mia “ipotesi” la vedo abbastanza sensata. Inoltre, se il suo sforzo sarà  soltano rivolto all’usabilità di Gnome (o altro desktop enviroment, magari più esotico) come nel caso di Slab temo che si rivelerà tutto una bolla di sapone Perché all’utente servono le applicazioni e non un sistema operativo.

Ora, se GoogleOS sarà  una versione con steroidi di Android e se il loro Market ha un successo vagamente simile alla facilità d’uso dell’iTunes Store per la gestione delle applicazioni allora sarebbe figo!

Altrimenti si rimarrà nel calderone attuale della bizantina gestione del software.

Cos’è un sistema operativo Enterprise?

È un sistema operativo affidabile, essenzialmente. Un sistema omogeneo nei comportamenti, aperto alle innovazioni (virtualizzazione, you know?) ma stabile e prevedibile nel comportamento di base nel corso degli anni.

Ed è per questo che RedHat, Novell e Solaris sono per un’impresa, un’Azienda, un’Istituzione pubblica, quello che sono. Lo sforzo che Canonical ha intrapreso e per cui spende tempo ed energie, alleandosi e “certificandosi” con i più blasonati produttori di hardware e software è la via da percorrere.

Sicuramente in futuro potrà innestarsi la logica Ubuntu Server in ufficio, Ubuntu Desktop a casa a differenza di quanto accade per le controparti RedHat/Fedora, dove la seconda per un utente è del tutto fuori di testa per la gestione dei repository e di parecchi aspetti del sistema operativo. La distribuzione supportata e sponsorizzata da Canonical, infatti, ha proprio questa accessibilità alle informazioni sul suo funzionamento come suo punto di forza sin dalla nascita e, superati gli scogli con le applicazioni mission critical (clusterizzazione, dbms, webserver HA) su hardware “ostico” avrà spianata la sua strada in ambito aziendale.

Alla fine nella mia “azienda” e presso quelle analoghe, la scelta ricade su RedHat al momento dell’acquisto dei server e CentOS al momento dell’upgrade proprio per la compatibilità certificata con i sistemi di storage e calcolo avanzati che offrono, piuttosto che poi alla facilità di installazione e gestione di software di calcolo specifici.

Quindi non credo che debba esserci preoccupazione in Canonical, quanto la voglia di fare qualcosa di nuovo in ambito aziendale ed essere più cristallina (e meno offuscante) nel rapporto tra hardware a disposizione e possibilità dell’utente di configurarlo a suo piacimento.

come ripristinare GRUB su CentOS, Fedora, RHEL

(… e derivate)

CentOS, the logo Per la serie annotarsi riporto qui sul blog la procedura seguita per il ripristino dell’installazione di grub andata a signorine per cause poco chiare su una macchina dual boot …

I passi da seguire sono:

  • impostare sul proprio hardware il lettore CD/DVD-rom come primo dispositivo di boot,
  • inserirvi un media ottico di installazione di Fedora/CentOS/RHEL (non importa se il cd1 o il dvd),
  • (ri)avviare la macchina,
  • selezionare {o inserire manualmente}: linux rescue e dare invio,
  • ora a monitor appariranno una serie di messaggi e la scelta della lingua e tastiera da utilizzare, sino ad arrivare ad una shell funzionante e ad un messaggio di avviso che ci dice che il nostro vecchio sistema GNU/Linux è montato sul percorso /mnt/sysimage path,
  • impartiamo dunque il comando che ti permetterà di traslare la shell attiva nella directory “radice” del nostro vecchio sistema con chroot /mnt/sysimage,
  • cd /boot/grub ci fa spostare nella directory dove grup ripone i suoi files,
  • con il comando grep '#boot' grub.conf verifichiamo dove per la vecchia configurazione risultava installato grub, e con fdisk -l ne verifichiamo la correttezza,
  • decidiamo quindi su quale device (o partizione) reinstallare grub e, posto che tale destinazione sia /dev/sda, impartiamo il comando grub-install /dev/sda,
  • non ci resta, ora, che chiudere la shell e riavviare il sistema

Ed ecco a noi il sistema correttamente funzionante!

🙂

Get the facts …

Il buon Nicola D’Agostino – in arte Nezmar – mi segnala sempre delle belle chicche su del.icio.us, l’ultima delle quali è un divertente articolo su Linux.com dove si mette in discussione:

Peter Galli’s eWeek article, which claims that Linux server sales on X86 hardware have run into a stone wall, going from a 53 percent growth rate to four percent decline over the past six quarters

L’autore fa una breve ricerca, stupefatto dalle affermazioni ivi contenute ed in breve raggiunge la conclusione che questo articolo non fa altro che rinnovare la strategia, vecchia come il cucco, del FUD messa in atto da Microsoft brillantemente nel corso degli anni.

Fa evidentemente ridere la falsità delle affermazioni sopra riportate leggere che:

Red Hat reported revenues of $57.5 million for the quarter ending February 28, 2005. For the same quarter this year, Red Hat revenues were $111.1 million, an increase of more than 93%. Not bad for a firm which business has lost interest in, eh?

Da rimanere sbalorditi per la faccia tosta, davvero!

redhat / centos 5, l’interesse cresce

centos logo Ancora una volta ho l’impressione di essere leggermente avanti nei tempi quando scrivo di qualcosa sul blog. Accade che, grazie al sistema di monitoraggio delle statistiche dei singoli post fornito da WordPress.com (di cui ho parlato in passato) ho notato come in quest’ultima settimana abbia ricevuto un discreto numero di accessi tramite richieste ai motori di ricerca inerenti il prossimo rilascio delle due distribuzioni in oggetto.

Ad esempio il post “CentOS 5, first rumors” vede in queste ore un andamento degli accessi di questo tipo:

CentOS post statistics

Bene, i lettori saranno contenti di sapere che l’attesa per la nuova CentOS 5 sta per giungere al termine visto che il team ufficiale di sviluppo ha optato per il rilascio di una beta pubblica annunciata il 13 marzo (avantieri) con le seguenti avvertenze:

This release corresponds to the upstream vendor EL5 beta2 release.

NOTE: This software is BETA and should be treated as such. It is for testing purposes only. Please ensure it meets your needs completely before using in a production environment.

=========================================

Please see the CentOS specific release notes here:
http://beta.centos.org/centos/5/os/i386/RELEASE-NOTES-en.html

redhat logo Inoltre giusto qualche ora fa anche il cosiddetto “upstream vendor” – Red Hat, cioè – ha rilasciato un comunicato ufficiale dichiarante il rilascio della sua Enterprise Linux 5 (nelle sue diverse varianti) di cui negli scorsi giorni ho cercato di farti vedere un’anteprima …

Personalmente sono molto contento di ciò, questo implica che potrò avere sulla mia workstation software più recente e magati potrò testare la distribuzione “comunitaria” su un server in ufficio, vedremo …

Technorati Tags centos,

RedHat Enterprise 5 sta arrivando!

aggiornamento
Deve esserci stato qualche problema con la pubblicazione delle immagini e l’autore le ha rimosse e mi ha chiesto di non linkarle più ne fare in alcun modo il suo nome.
Per coerenza rispetto ai lettori del blog, e come traccia dell’accaduto, non cancellerò il post e rimuoverò il link diretto al photostream su Flickr. Non ho ovviamente potere sulla cache di Google.

Per chi fosse curioso di come potessero essere le grafiche sappia che, stando a quanto mi dice Federico nei commenti, di fatto sono le stesse della beta2 della distribuzione.

Mi spiace per l’incoveniente, ma la cosa si è sviluppata in queste ultime 2 ore 🙁