Complice una domenica mattina pigra e relativamente libera da impegni ed incombenze varie mi sono dedicato ad un po’ di quel sano nomadismo del web seguendo il guizzo del momento.
Sono arrivato sulle pagine del blog di Fabio Marzocca, nome di spicco (a mio avviso) nella comunità Italiana di Ubuntu (è la mente dietro idee come Baobab e BUM che ho usato sin dalla nascita di questa distribuzione).
Il 9 luglio scorso Fabio esprimeva il suo punto di vista sul grado di preoccupazione in Canonical (che, per chi non lo sapesse, è l’azienda che paga e sovvenziona la comunità Ubuntu) dopo gli annunci circa la scesa in campo di Google con il suo GoogleOS.
In estrema sintesi Fabio pensava a come un giocatore famoso e dal nome altisonante come Google va a scalfire il mercato di Linux, e Ubuntu in particolare, in ambito netbook e di come RedHat e Novell comunque detengono una credibilità maggiore in ambito enterprise. Il tutto, dunque, a “schiacciare” il mercato a disposizione per Canonical.
Ha seguito un certo numero di commenti e ad un certo punto mi son chiesto se, a distanza di tre mesi, avesse ancora senso rispondere ad un post del genere. La risposta è stata si e la state leggendo 😉
Andiamo per punti, cercando così di chiarire alcuni punti e lanciare interrogativi.
i Netbook
Se vogliamo i netbook sono il segno della “sconfitta” dell’informatica di qualità. Punto primo, l’hardware utilizzato è di non eccelsa fattura. Come farebbe a costare meno di un qualsiasi smartphone degno di questo nome ? Schermi poco leggibili, trackpad frigidi, tastiere e case scricchiolanti, dischi fissi di due generazioni fa.
Se le cose migliorano il prezzo sale al livello di macchine ben più performanti, dove l’acquirente comincia a chiedersi se e quanto la portabilità sia più importante della produttività che lo strumento gli può, anzi deve, garantire.
Dal lato software c’è la sconfitta del software libero.
In una nicchia di mercato dove nessuno era dominante (non c’era del tutto tale nicchia, ricordiamolo), un sistema operativo altamente modulare, imperante nel mondo embedded, ricco di soluzioni e distribuzioni “small size” e “mobili” è stato castrato:
- da scelte hardware “fuori standard” o “winmodem” like (parola che provoca sudori freddi a tanti della vecchia guardia);
- dalla nascita di distrubuzioni fini a se stessa da parte di OGNI produttore, distribuzioni morte Perché nate in contesti del tutto opposti dove il SL nasce e prospera;
- da interfacce grafiche bambinesche (almeno quelle che ho visto io);
- prestazioni non esaltanti delle moderne distribuzioni su hardware limitato (con buona pace dell’adagio “usa Linux per ridare vita al tuo (vecchio) pc!”;
Questo insuccesso ha addirittura riportato in vita Windows XP, che possiamo definire l’highlander dei sistemi operativi di casa Microsoft !!!
Sempre più produttori stanno abbandonando la strada delle distribuzioni “self owned” e usano MS Windows, scaricandosi così del peso di mantenere una distribuzione in casa e non avendo capito che si doveva (e deve!!!) collaborare con la comunità in maniera totalmente diversa.
All’utente non piace cambiare.
Sul pc di casa avrà Windows (diciamo ottimisticamente nell’80% dei casi?) Perché trovarsi obbligato a studiare qualcosa di ignoto e complesso come GNU/Linux, repository free, non-free, backports, partners e chi più ne ha più ne metta ?
Quindi la battaglia di Ubuntu (e GNU/Linux) con il grande pubblico (e susseguenti grandi numeri) è già persa. Canonical a mio avviso NON deve puntare su questo mercato.
GoogleOS
Secondo me si rivelerà l’ennesima distribuzione GNU/Linux customizzata. OK, hanno tirato su Android e io non me ne sono mai interessato abbastanza da capire se è un progetto che nasce da zero o cosa.
Vista però la scelta di Apple di customizzare Mac OS per il suo iPhone direi che la mia “ipotesi” la vedo abbastanza sensata. Inoltre, se il suo sforzo sarà soltano rivolto all’usabilità di Gnome (o altro desktop enviroment, magari più esotico) come nel caso di Slab temo che si rivelerà tutto una bolla di sapone Perché all’utente servono le applicazioni e non un sistema operativo.
Ora, se GoogleOS sarà una versione con steroidi di Android e se il loro Market ha un successo vagamente simile alla facilità d’uso dell’iTunes Store per la gestione delle applicazioni allora sarebbe figo!
Altrimenti si rimarrà nel calderone attuale della bizantina gestione del software.
Cos’è un sistema operativo Enterprise?
È un sistema operativo affidabile, essenzialmente. Un sistema omogeneo nei comportamenti, aperto alle innovazioni (virtualizzazione, you know?) ma stabile e prevedibile nel comportamento di base nel corso degli anni.
Ed è per questo che RedHat, Novell e Solaris sono per un’impresa, un’Azienda, un’Istituzione pubblica, quello che sono. Lo sforzo che Canonical ha intrapreso e per cui spende tempo ed energie, alleandosi e “certificandosi” con i più blasonati produttori di hardware e software è la via da percorrere.
Sicuramente in futuro potrà innestarsi la logica Ubuntu Server in ufficio, Ubuntu Desktop a casa a differenza di quanto accade per le controparti RedHat/Fedora, dove la seconda per un utente è del tutto fuori di testa per la gestione dei repository e di parecchi aspetti del sistema operativo. La distribuzione supportata e sponsorizzata da Canonical, infatti, ha proprio questa accessibilità alle informazioni sul suo funzionamento come suo punto di forza sin dalla nascita e, superati gli scogli con le applicazioni mission critical (clusterizzazione, dbms, webserver HA) su hardware “ostico” avrà spianata la sua strada in ambito aziendale.
Alla fine nella mia “azienda” e presso quelle analoghe, la scelta ricade su RedHat al momento dell’acquisto dei server e CentOS al momento dell’upgrade proprio per la compatibilità certificata con i sistemi di storage e calcolo avanzati che offrono, piuttosto che poi alla facilità di installazione e gestione di software di calcolo specifici.
Quindi non credo che debba esserci preoccupazione in Canonical, quanto la voglia di fare qualcosa di nuovo in ambito aziendale ed essere più cristallina (e meno offuscante) nel rapporto tra hardware a disposizione e possibilità dell’utente di configurarlo a suo piacimento.