letture suggerite del 25 febbraio 2024

  • Companies are hiding their climate progress. A new report explains why.
  • Google shapes everything on the web. – un articolo che dimostra come, fatti alla mano, seguendo il mito della SEO e del piacere ai motori di ricerca non si faccia che impoverire il web. Viva il web anarchico, fatto di siti elegantissimi e siti di pochi bit che mostri la “biodiversità” del pensiero umano. I motori di ricerca, invece, dovrebbero interrogarsi sulla propria mission, se quella esplicita o quella implicita che le ha fatto diventare quello che sono. Il cambiamento è alle porte e lo scraping non lo fanno solo più loro;
  • Quando IL era il magazine più bello del mondo – bellissima. Una rivista bellissima. Ed una delle poche che mi ha dimostrato come la mia cultura si è grandemente impoverita. Il mio lessico impoverito. E si, va bene parlare chiaro e semplice, ma è anche bello usare parole esatte per descrivere pensieri esatti quando è il caso ed il contesto di farlo!
  • L’album delle foto reloaded – come sempre una illuminante riflessione di Fabrizio Venerandi;
  • Browsers Are Weird Right Now – una triste riflessione sullo stato dell’arte dei browser oggi. E chissà cosa scriverebbe in merito a quello dei client e-mail! Anzi, quasi quasi gli mando un’e-mail in proposito 😉

Mandorle fresche

Questa storia è frutto del mio amico ‘nonno Ciccio’, al secolo Francesco De Leo.
La pubblico qui, dietro suo permesso.

mandorle

Da bambini di estate, nei pomeriggi infuocati, invece di dormire, io mia sorella Francesca e mia sorella Cinzia, andavamo nella campagna retrostante la villa del nonno a Santo Spirito a rubare le mandorle.

Bisognava scavalcare un cancello di ferro che separava la villa antica dalla campagna, sempre chiuso con un lucchetto, non si sa perché.

Abbastanza alto da rendere, per un bambino di 6/7 anni, l’operazione pericolosa e irresistibilmente affascinante.

Una volta scavalcato il cancello eravamo in una distesa di ulivi e mandorli, caldo asfissiante, cicale che frinivano assordanti e niente altro, sembrava un universo a se stante.

Bisognava camminare nel terreno secco con le scarpette a occhio di bue, appena comprate da Bimbi in via Sparano, che si riempivano di terra e non sarebbero durate neanche una estate.

Una volta individuato il mandorlo pieno di frutti, ci si arrampicava fra i rami scorticandosi le ginocchia e le braccia sulla corteccia dura.

A quei tempi non si indossavano i pantaloni lunghi, i bambini vestivano con i pantaloncini corti e una canottiera di cotone a costine. Fresco e pratico. Le madri pensavano all’essenziale e i figli non chiedevano di meglio. La libertà assoluta, nessuno stereotipo, nessun modello da imitare, si era alla fine se stessi senza nessuno schema.

Ricordo che quello che si arrampicava sull’albero ero io, e una volta raggiunte le mandorle le staccavo dai rami e le lanciavo alle sorelle che erano sotto l’albero.

Quando si pensava di aver raggiunto un cospicuo bottino scendevo dall’albero finendo di scorticarmi completamente e iniziava la parte più bella dell’operazione.

Ci accovacciavamo per terra ognuno munito di una pietra che doveva essere grande a sufficienza per rompere il guscio delle mandorle ma non troppo da non essere gestibile per un bambino.

Così accovacciati iniziavamo a colpire. Prima bisognava rompere l’involucro morbido arrivando poi al guscio vero e proprio. Rompere il guscio senza frantumare tutta la mandorla era roba da ladri di mandorle professionisti. Solo una grande esperienza di pietre e mandorle poteva garantire una mandorla intera e intatta. Una volta rotto tutto quello che c’era da rompere si sprigionava quell’odore di mandorla fresca umidiccia nel suo latte che mi è rimasto fissato nella memoria per sempre.

Ultima operazione da effettuare prima della meritata ricompensa, togliere l ultima buccia sottile e morbida che ricopriva il frutto.

E finalmente poteva iniziare la scorpacciata di mandorle fresche appena colte dall’albero. Anche quel sapore e la sensazione al palato della mandorla che si frantumava in bocca non la dimenticherò mai.

Queste erano le nostre estati da bambini, ginocchia scorticate, arrampicate sugli alberi, bicchieri di orzata fredda e canottiere di cotone a costine. Ed eravamo felici.

I miei esordi su Internet

Ieri mattina parlando con il mio nuovo amico Luigi, mi sono ricordato dei miei esordi sul web. Più precisamente di quando nel 1996 o 1997 aprii il mio account di posta su Hotmail usando un Mac del laboratorio di disegno di ingegneria edile a Bari al politecnico, e usando il motore di ricerca AlterVista cominciai a cercare notizie e informazioni sui fumetti americani che avevo ricominciato a collezionare qualche anno prima.

Trovai delle mailing-list, ospitate su un server / dominio di un grande appassionato Manlio Tribioli (la cui azienda si chiamava Energia Tecnica) che, in maniera pionieristica, metteva a disposizione degli altri questa risorsa.

A casa non avevo connessione Internet, quindi le mie interazioni erano limitate. Una delle opzioni era collegarsi di straforo nel laboratorio ed accedere alla “webmail” per leggere quello che gli altri avevano scritto .

L’altra opzione me la propose mio zio, tra i primi laureati della facoltà di scienze dell’informazione a Bari, che lavorava presso un ente di ricerca (quella vera, quella che mandava satelliti nello spazio o partecipava alla creazione delle prime macchine CNC per il taglio di pelle e tessuti per le varie aziende manifatturiere pugliesi).
Sfruttando la loro connessione permanente ad Internet e la possibilità di stampare sui rotoloni di carta continua, mio zio mi stampava a corpo cinque o sei le varie email che ricevevo. Io mi segnavo su quei fogli l’e-mail a cui volevo rispondere e poi a colpo sicuro, quando riuscivo a connettermi, rispondevo all’e-mail degli amici. Era un vera e propria comunicazione asincrona , di cui oggi tanto si parla visto la diffusione del lavoro remoto.

Ed ecco tutto, mi piaceva condividere con te questo ricordo. A posteriori mi dispiace aver perso i contatti con Manlio e l’account Hotmail… anche solo per ragioni affettive!

Linger

Con l’aumentare dell’età anagrafica, oltre a vedersi sfilare sotto il naso usi e costumi, osservando attoniti come delle cose spesso sia il peggio a venire a galla affossando tutto il buono che era venuto dal loro sorgere nel mondo, una delle cose più dolorose è veder morire via via personaggi che hanno scritto e descritto momenti importanti della propria vita.

Capita molto spesso che questi siano cantanti, artisti popolari che attraversano il firmamento della galassia musicale lasciando tracce più o meno profonde. Una voce come quella di Dolores O’Riordan è una di quelle che segna una generazione … e che per me ha contribuito alla colonna sonora degli anni prossimi al 2000, quando un carissimo amico portò con se una sconfinata passione per tutta l’opera musicale del gruppo di ritorno da un soggiorno statunitense di oltre un anno.

The Cranberries erano infatti, con le loro hit più popolari – come Zombie, che quasi non ho mai potuto sopportare – poco più che comparse nel mio archivio musicale (gli preferivo Sting, Police, Pink Floyd, Pearl Jam, Incognito, Nirvana, Dire Straits, Queen, U2 e altri) ma fu grazie a lui che ebbi modo di soffermarmi maggiormente sulla discografia del gruppo.

Linger è, di fatto, la mia canzone preferita del gruppo. E quindi ieri quando Dania ha chiesto agli amici quale fosse il brano dei Cranberries in ascolto la mia risposta non poteva essere che questa.

Letture suggerite del 14 Gennaio 2018

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Dopo un mese di pausa torna la rubrica domenicale delle letture suggerite. Mi accorgo che sto salvando per questa rubrica approfondimenti su varie tematiche “senza tempo”, non legate ad uno specifico evento o periodo temporale. Cosa ne pensi? Mi piacerebbe conoscere la tua opinione nei commenti!

Malinconica gioia

Victor Hugo diceva che “la malinconia è la gioia di essere tristi” … ed in queste inaspettate soleggiate mattine di fine Febbraio mi sta capitando l’insolita occorrenza di vedere proposta dal mio iPod la riproduzione dell’album Riot on an Empty Street dei Kings of Convenience. Occorrenza che provoca una malinconica gioia.

Se le note non sprizzano allegria, nella frizzante aria di queste mattine il ricordo mio e di mia moglie che nel 2004 sbaraccavamo casa a Cesena in vista della mia prossima laurea e del suo rientro a Bari mi fa affiorare un sorriso… quante promesse! Quante speranze! Quanti sogni … alcuni si sono realizzati poco dopo, altri a distanza di anni. Altri sono ancora di la a venire.
Ma il sorriso è anche quello di stare ancora assieme, dopo ventiquattro anni, e di aver ancora voglia di affrontare quello che la vita ci manda incontro (e non contro) … e si, in questi momenti mi sento fortunato…

Warlock e Jim Starlin

Warlock by Jim Starlin and Alan Weiss

Ci sono due fumetti della mia infanzia che ricordo in maniera vivida. Una è una storia di Superman, ed una è una saga “cosmica” della Marvel Comics ad opera di Jim Starlin e con Adam Warlock qui sopra ritratto come protagonista.
In ventitré anni di collezionismo fumettistico la prima storia sono riuscito a recuperarla in un ciclo di ristampe. Di Warlock, invece, ho completamente perso le tracce nè più lo ho reincontrato in alcuna saga (*).
Con questo revival dei personaggi anni ’70 chissà che non torni alla ribalta prima o poi!


(*) Leggendo la pagina Wikipedia del personaggio ho anche capito perché. È stato usato in serie che non seguo abitualmente e fatte disegnare da autori che non amo, e in pubblicazioni che ho sempre ritenuto “tappabuchi” dalla Marvel.

Senza Fine

Questa canzone fa parte del mio bagaglio musicale familiare sin dall’infanzia. Uno dei regali più belli della mia famiglia d’origine è stato l’amore per la (bella) musica… Buon Natale!