prima, durante e dopo

Botanical Illustrations Gallery Wall
The image depicts three framed botanical illustrations hung on a pale wall, each featuring different plant species. From left to right, the first frame displays a vibrant green plant with multiple leaves on a single stem, capturing a sense of vitality. The second frame shows a more subdued green plant with fewer, smaller leaves arranged symmetrically, exuding a calm, balanced feel. The third frame contains a delicate, thin-stemmed plant with sparse leaves and tiny branches, emphasizing fragility and minimalism. The sunlight casts soft shadows on the wall, enhancing the tranquility and clean aesthetic of the scene. These illustrations showcase distinct styles and stages of plant growth, presenting a themed collection that invites contemplation and appreciation of natural forms
via Marianna Pedroza, on Lummi photos

Spendo qualche parola per celebrare la terza fase della mia vita. A fine marzo, infatti, sono rinato grazie ad un trapianto di cuore. Grazie al dono ricevuto da persone sconosciute che con un gesto altruistico hanno fatto si che la perdita di un loro caro potesse essere occasione di rinascita per tre estranei, tra cui io.

Vedo ora la mia vita vissuta in tre fasi: crescita sino all’arrivo della malattia, battaglia durante il periodo operatorio e post-operatorio, battaglia ora che sto tornando alla ‘vita normale’. Vita normale tanto vituperata e schifata, e che invece bisogna essere grati di poter vivere. Andare in bagno da soli, potersi lavare, poter uscire su un balcone o affacciarsi ad una finestra e respirare il mondo non sono cose dovute, sono fortune che possiamo vivere mentre altri no.

Da tempo ero combattuto se scrivere o accennare a questa mia vicenda personale su queste pagine, poi alla fine ho deciso di farlo perché questo blog è un diario della mia vita, una piazza che mi ha permesso di conoscere persone meravigliose, che mi hanno anche aiutato in modi e tempi inaspettati ed è giusto quindi che tenga tra le sue pagina anche solo una piccola traccia di questi avvenimenti così personali.

Inibisco i commenti a questo articolo, invito però chi si trovasse a dover affrontare un momento difficile della propria vita simile o affine a questo, e che volesse farlo a scrivermi liberamente in privato.

letture suggerite del 19 maggio 2024

[^1] con ⁠ 7500 stai bene… se vuoi dimagrire devi camminare più di 40 minuti (il tempo medio in cui il glicogeno del fegato viene consumato ) da quel momento si comincia a bruciare grasso. ⁠

L’insalubrità delle strutture ospedaliere

Ormai comincio ad avere una certa esperienza di strutture e procedure ospedaliere. Ne ho conosciute diverse in questi ultimi sedici o diciassette anni. Come spettatore, e come protagonista.

Un moto di disgusto mi è venuto ieri nel rimettere piede al Policlinico di Bari. Una struttura immensa, gigantesca, frutto di scelte diverse nel corso dei suoi vari decenni di vita.

Non lasciarti ingannare dalle patinate immagini del “policlinico di Bari” che troverai tra i primi risultati del principale luogo di cura in Puglia … Nella sua globalità è tutto fuorché maestoso (come da tradizione dell’architettura fascista), il resto delle strutture sono obbrobri frutto delle scelte utilitaristiche degli anni ’60/’90.

Ma se la continua presenza di ringhiere di protezione a cantieri, marciapiedi dissestati, percorsi completamente esposti alle intemperie, asfalto martoriato dai lavori non dovessero bastare … pur pensando ad una persona ‘disabile’ che in quel dedalo deve muoversi (e sottolineo deve, stesse bene non si troverebbe in quel luogo), ebbene quello sarebbe il minore dei mali.

La segnaletica per trovare un reparto è inaffidabile, imprecisa, incompleta. Quello scritto sul sito web non corrisponde alla realtà dei fatti. C’è quasi sempre un reparto (in genere quelli “minori”, quelli con meno fondi) che è stato traslocato per lavori nella struttura esistente.

E ci si ritrova così in vecchie palazzine, anch’esse in uno stato di squallore edilizio, che ti fanno sembrare di entrare in un mattatoio piuttosto che in un luogo che ti accoglierà e curerà.

Arriviamo poi alle stanze di medici, agli ambulatori, alle sale degenza dove lo spazio è stato casualmente assegnato, è ai limiti della vivibilità e colmo zuppo di roba in uno stato di “disordine” tale che solo chi ci vive quotidianamente riesce a districarvici (se venisse un collega da un altro reparto, dubito sarebbe in grado di trovare qualcosa al primo colpo).

Un luogo semplicemente inospitale. Che respinge il paziente.

In tutto questo il personale fa quello che può, immerso in una bruttura circostante costante. Dove anche noi utenza non brilliamo per amore della res pubblica, con bagni degni di un post partita di hooligans ubriachi, deturpazione degli spazi verdi, parcheggi selvaggi all’interno della cittadella della salute e massimo livore nel rapportarsi al personale medico e ausiliario.
Io ammiro il personale che con un sorriso, un grado di empatia, o semplicemente con professionalità ed efficienza fa, o cerca di fare, il proprio lavoro in un posto infestato.

Però mi chiedo anche perché da cittadino di un paese dei G8 io debba avere a che fare con un approccio alla cura così “sciatto”. Abbiamo esempi di eccellenza nella cura, ma come il chirurgo in zona di guerra … che ti salva come può da una situazione in un contesto tragico. Ecco, per me questo non è giusto.

Belli fuori, marci dentro.

Oggi ascoltavo un dialogo tra infermiere dove si parlava di nipoti, della propria età e del confronto che entrambe si erano ritrovate a fare nei confronti della propria madre nel momento in cui erano diventate nonne.

Sebbene esteticamente entrambe mostrassero un aspetto più giovane, una pelle più liscia e roba così … entrambe si ritrovavano ad ammettere che le proprie madri avessero una forza a loro sconosciuta.

Del resto guardo mia suocera 80 gestire una casa non piccola, con un bel terrazzo con varie piante, al primo piano di un palazzo storico e mi chiedo dove trovi la grinta necessaria. Io, per fare solo la scala, ho bisogno di una o due pause “quando sto bene”.

Che me ne faccio quindi dei commenti di alcune persone che mi dicono non mostrare affatto i miei anni?

Quanti di noi hanno acciacchi sconosciuti ai nostri genitori alla nostra età?

Belli fuori, marci dentro.

Quando ti abbandona la Forza

{ via }

Mi ha fatto (molto) sorridere stamattina questa foto e la sua ‘caption’, fornendo una immagine in cui mi sto ritrovando in questi giorni. Dopo un’improvvisa infiammazione di un molare che avevo cominciato a devitalizzare mesi fa e che mi ha gonfiato la faccia poco prima dei giorni natalizi, ecco che per l’Epifania ho vinto un’orzaiolo all’occhio destro … che sta provando a passare al sinistro e contro cui sto combattendo strenuamente.

E che dire di questo stato di raffreddore che non passa? Anche se forse ho finalmente trovato il rimedio giusto per farmelo passare.

E siamo solo alla prima settimana di gennaio…

Letture suggerite del 13 marzo 2022

Letture suggerite del 6 febbraio 2022