L’altro ieri mi sono imbattuto in un lungo post di James Greig intitolato Why you should write.
In questo post James mi ha accompagnato in una eplorazione di me stesso, facendomi riflettere su alcuni aspetti dello scrivere i propri pensieri da qualche parte, e rifocalizzando il perché dopo tredici anni continuo a blaterare su queste pagine (e altrove) pur non avendo una mission o un obiettivo specifici.
Mettere per iscritto i miei pensieri su un argomento, annotarli tra i bookmark, scrivere dieci righe sul mio diario personale su Day One, mi aiuta a focalizzare quale sia la mia opinione su un dato argomento, a capire se devo studiare maggiormente qualcosa o se ne posso (o voglio) fare a meno. A scoprirne nuove angolature.
Nel rileggermi riflettere su come appaio agli altri e quanto sia in grado di esprimere fedelmente a me stesso un mio sentire.
Ci sono poi altri aspetti affascinanti dello scrivere:
If you can formulate an idea into words, other people at different moments in space and time can read theme, and hear your idea inside their head.
In a nutshell, writing makes you superhuman. More so because you can make anything by writing.
o ancora
If you can’t explain it to a six year old, you don’t understand it yourself.
― Albert Einstein
Infine un concetto che trovo bellissimo, in questo periodo dove tutti hanno una Storia da raccontare … ma per motivi commerciali, piuttosto che emozionali:
SEO is writing for robots. Other than making sure your blog follows some basic rules of HTML, you don’t need to worry about it.
Which is why I’ve coined a new term: HEO, or Human Emotion Optimisation