la didattica funziona se…

❝… la didattica funziona se e solo se chi è nel banco è interessato a imparare. Una didattica che funziona non si limita a trasferire nozioni, informazioni, metodi o stru-menti, ma ta crescere un bambino aiutandolo a diventare un adulto capace di gestire vita, lavoro, emozioni, progetti o desideri in modo da stare bene e tar stare bene gli altri, dal partner alla famiglia ai colleghi all’intera società.

Mafe de Baggis, da “Libera il futuro”.

Chi ci portiamo

Come si allestisce una scuola che produca persone formate, capaci di intendere un ragionamento, di maneggiare numeri, comprendere un concetto? Come si costruisce una società dove l’intelligenza (letteralmente, la comprensione) del mondo sia un titolo di merito effettivo e un incoraggiamento per gli altri? In che modo promuovere la superiorità del pensiero sopra il riflesso della parte rettile del cervello?

Lucio Bragagnolo

sull’educazione

Real learning comes through doing things, failing, connecting, exploring, discovering.

That is at the heart of what it means to be a human, and that’s how we learn to ride a bike, it’s how we learn to walk, it’s how we learn to talk, it’s how we learn to cook.

I do think humanity and culture will outlast whatever current constructs we have around the educational-industrial complex. And we need to teach people how to be able to have a thoughtful, spirited conversation in which it’s possible to change your mind. I don’t think we’re teaching people how to do that in a traditional school setting, and we’re paying the price for it.

Seth Godin, Offscreen Magazine nº23

Letture suggerite del 13 febbraio 2022

Letture suggerite del 6 dicembre 2020

homeschooling

Una volta con il termine si pensava all’educazione casalinga – da parte di genitori o tutori – dei propri figli.

Oggi invece il significato è stato del tutto stravolto (pervertito forse?) e questo lavoro di Francesco Ciccolella, come sottolineato da Veerle Pieters è capace di riassumere in maniera potente ed esaustiva tutto il ‘mondo’ racchiuso in quella parola.

La Scuola dell’Infanzia

Oggi, a Dio piacendo, comincia la nostra avventura con la scuola dell’infanzia – statale – qui in città.

Lontani da ogni plesso scolastico dal 5 marzo 2020, mio figlio si è disabituato completamente ad ogni lavoro di concetto, preferendo in tutto e per tutto l’attività motoria.

Tre segnali di incoraggiamento sono però presenti:

  • la voglia estrema di stare con gli altri bambini
  • il fatto che si sia messo a colorare felice stando fianco a fianco con altri bambini in una festa di compleanno
  • il fatto che abbia associato la scuola ad un momento di felice socialità, e che ogni volta in cui gli abbiamo parlato della scuola lui si sia dimostrato interessato e non abbia mai mostrato insofferenza o rifiuto.

Le incognite che dovremo affrontare, come tutti i genitori di minori sanno, sono tantissime. E ancora una volta abbiamo la dimostrazione come le fasce sociali più deboli non abbiano, di fatto, tutele (leggasi spazi, tempi e modi a dimensione della loro età e incosapevolezza).

Io, speriamo che me la cavo!

La didattica e gli esami ai tempi della DAD.

Ho letto con estremo piacere l’ultimo post[*] di Domenico sulle pagine di ItaliaMac: Notte prima degli esami.

Viene raccontato l’approccio multidisciplinare – vero – di un esame di terza media, con una commistione di competenze accademiche e anche tecniche, che a mio avviso sono la vera ricchezza di un apprendimento dove il Machine Learning è destinato a soppiantare il lavoro dell’uomo.

Mi chiedo – e chiedo a chi lo fa di mestiere – quanta parte del corpo docente oggi abbia veramente capito a 100 giorni dal lock-down e della D.A.D. come far approcciare all’uso della tecnologia i ragazzi. Meno nozionismo e più spunti per una ibridazione di competenze.

Ibridazione che loro stessi devono approfondire, se non se ne hanno acquisite nel frattempo, in questi mesi che ci separano dalla ripresa delle attività scolastiche.

In questi giorni ho (finalmente) intrapreso la lettura del libro (cartaceo!) Remote del 2013 dove si sanciva la “non necessità” di un ufficio. Siamo ormai entrati nell’era della “non necessità” della classe così come l’abbiamo conosciuta. Concordi ?


[*] Bentornato, mancavi!