Non so se stai seguendo le ultime vicissitudini che coinvolgono il social network Twitter, ed il disastroso stato intrapreso da management e sviluppo sotto la nuova direzione di (F)Elon Musk.
Prima il pagamento di una cifra discreta per essere un utente verificato, poi i licenziamenti pazzi (e qualche egualmente pazza riassunzione), poi la cacciata dei client di terze parti tramite esclusione all’accesso alle API di sistema, poi l’annuncio di nuovi ed esorbitanti prezzi per poter accedere a tali API, infine sempre più storie di pagamenti non onorati verso aziende di queste parti.
“Il pesce ha cominciato a puzzare troppo” per i miei gusti, e non potendo usare tool per la cancellazione dei vecchi tweet sono un po’ corso ai ripari rendendo privato il mio profilo Twitter e aprendo un account su Mastodon
Questo sui sopra è il mio handle, e ti invito ad aggiungermi al tuo network (se lo vorrai) visto che non ho intenzione di postare più su Twitter.
Tra l’altro ho appena fatto in tempo ad usare un paio di quei tool che ti aiutavano a scoprire gli account di quegli amici che avevi su Twitter e che hanno un profilo pubblico in una delle tante istanze del feediverso Mastodon. Oggi questa operazione è inibita e dovrai un po’ procedere a mano, esplorando i contatti delle persone che deciderai di seguire.
chi se ne frega, di Twitter. Innanzitutto, perché probabilmente ce lo troveremo tra i piedi ancora per molto tempo. In seconda battuta, perché con buona probabilità diventerà davvero un posto popolato da troll, suprematisti d’ogni tipo, incel e complottisti, molto più di quanto non fosse già. Non credo saranno mai la maggioranza, ma sappiamo bene che sono capaci di essere minoranze molto rumorose. Elon Musk ha deciso che vuole un pubblico fatto come lui, e sarà probabilmente accontentato. Nel tempo arriveranno soluzioni alternative anche migliori di Twitter, per ora ci accontentiamo di sopravviverci cercando di non impazzire.
Siamo sempre gli stessi, rimbalziamo tra Facebook, Instagram, Twitter, WhatsApp, Clubhouse. Abbiamo l’impressione di produrre contenuti di un qualche valore quando invece generiamo soltanto effimero rumore che si perde nell’istantaneità delle miliardi di conversazioni che affollano i social, sempre più prigionieri di queste gabbie che solleticano il nostro bisogno di essere ascoltati ritornando molto poco indietro. Clubhouse non è un posto migliore di tanti altri. È solo un’altra illusione dove noi siamo il prodotto finale.
How Plato Foresaw Facebook’s Folly – “Technology promises to make easy things that, by their intrinsic nature, have to be hard.” da una segnalazione dell’amico Luca Conti;
The environmental cost of keeping mail and files online keeps rising — Data we don’t even use requires as much energy as the airline industry, according to Parnassus Investments analyst Andrew Choi. Non è la prima volta, in questi ultimi mesi, che sento e leggo di questo inquietante aspetto della nostra società.
macOS 10.15 Vista – come tutti, constato una certa sciatteria nell’attuale panorama di sviluppo software da parte di Apple per il loro prodotto legacy macOS. In questo provocatorio articolo viene enefatizzata la sovrabbondanza di messaggi di notifica / azione da parte di Catalina, la più recente release del sistema operativo per computer di Cupertino;
Broken – facendo seguito alla precedente provocazione, un articolo da parte dello stesso autore in cui si esaminano una serie di situazioni in cui uno sviluppo più curato, tipico degli anni passati, avrebbe evitato di incappare;
Matti dalle Gare. – da una segnalazione di Dino Amenduni un bell’articolo su gare e partecipazione da parte di agenzie creative (ma vedo che il tutto è tranquillamente applicabile in ambito edilizio/architettonico)
Facebook Forever — “In short, we need to learn to coexist with Facebook. Because Facebook will be with us forever.” … e purtroppo, appena qualche giorno dopo aver visto il mio 12° anniversario di iscrizione alla piattaforma, temo che sia davvero così. Non spariranno come MySpace o altre piattaforme dissolvendosi…