letture suggerite del 26 marzo 2023

UNGOOGLED CHROMIUM, UNA MINI-RECENSIONE

Oggi un piccolo cambio ‘editoriale’ sulle pagine di questo sito. Mi va di recensire qui un software piuttosto che sul mio blog personale storico. Tendenzialmente potrei provare a tenere qui le cose un po’ più tecniche e “di la” i commenti e le sensazioni.

L’argomento cade sul browser, strumento principe oggi di ogni sistema operativo – tant’è che esiste anche ChromiumOS che di fatto fa funzionare tutto dentro un grande browser. Sui miei computer Apple da anni ormai è del tutto assente il browser Google Chrome, di fatto usato – dicono – da oltre l’90% dei navigatori del web. Nel tempo ho provato varie sue varianti / progetti derivati quali Vivaldi, Brave, Opera e anche Edge di Microsoft. Senza però trovare motivi davvero validi per farmeli preferire a Firefox o Safari.

Recentemente mi sono messo un po’ a guardare quali altri progetti alternativi fossero nati sulla base di codice del progetto Chromium – alla base di tutti questi – e mi è sembrato fosse il caso di provare a vedere come si comportasse nel mondo reale Ungoogled Chromium

Google Chromium, sans integration with Google

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Letture suggerite del 4 maggio 2021

PERCHÉ È GIUSTO PAGARE IL SOFTWARE

I like paying for my software when I’m buying it from a company that’s responsive, fast and focused. I like being the customer (as opposed to a social network, where I’m the product). I spend most of my day working with tools that weren’t even in science fiction novels twenty-five years ago, and the money I spend on software is a bargain–doing this work without it is impossible.

Seth Godin

Alle software house “nun je regge la pompa”

… e tra un po’ neanche a noi!

Da ventisei giorni è stato rilasciato OS X 10.11 – El Capitan per gli amici – che ha portato un’inaspettata ventata di problemi per chi, come me, è utente dei sistemi operativi Apple. Quella che doveva essere una versione di affinamento del sistema operativo, come anni fa fu il passaggio da Leopard a Snow Leopard (il miglior sistema prodotto da Apple a mio avviso), si è invece rivelato foriero di una novità essenziale: la System Integrity Protection (SIP).

Per chi volesse approfondire l’argomento iniziare dalla recensione di Ars Technica è un primo inizio essenziale.

A mio avviso questo, e le nuove politiche di sicurezza “sotto il cofano” sono alla base dei tanti problemi che gli utenti stanno riscontrando nell’aggiornamento dei loro sistemi. Tra questi uno dei più odiosi il mancato reboot del sistema dopo l’aggiornamento o dopo il primo riavvio.

A questa problematica si aggiunge la schizofrenia di iCloud, sempre più essenziale nel pieno funzionamento di iOS e OS X, ma a distanza di due anni ancora soggetto alla differente implementazione tra i vari sistemi. Se per un motivo qualunque l’utente non abbia (o non possa) aggiornare i suoi sistemi allo “stato dell’arte” imposto da Apple si andrà incontro a problemi di sincronizzazione di dati tra smartphone e computer.

E mentre l’anno scorso potevamo dire ai due sistemi di non passare ad iCloud Drive, quest’anno la cosa non è più possibile. Se si è aggiornato ad iOS 9 (di cui sono stati già rilasciati tre aggiornamenti) si deve usare il nuovo formato dati delle Note che non è supportato da Yosemite (e precedenti) e può provocare un’anomalia in fase di sincronizzazione via iCloud.

Circa un anno fa scrivevo quanto sopra, embrione di un post che voleva evidenziare la distanza tra il ritmo di marcia di Apple nel rilascio dei suoi sistemi operativi e applicativi e quella dei produttori di software indipendenti.

Oggi mi ritrovo a dover interagire con cinque versioni diverse di OS X (Leopard su due PowerPC, Mavericks, Yosemite, El Capitàn e Sierra) e la frammentazione di funzionalità e comportamenti – quasi tutti relativi al mondo ‘cloud’ – appare in tutta la sua evidenza. Specialmente se si sceglie di non rincorrere il software e usare quello che si ha, imparandone meglio le funzionalità, spesso appena usufruite nella loro complessità.

Una vera soluzione a questo modello non ce l’ho … come consumatore cerco di privilegiare l’acquisto (o il download) di software fuori dallo Store di Apple sul computer.

Voglio che ci sia un freno alla deriva fagocitante di Apple.

Vorrei che si rincorresse meno questo modello di connessione always-on nella testa degli sviluppatori californiani (anzi di San Francisco e dintorni) perché nel mondo reale (cioè il 99,99997% del pianeta) quelle connessioni di cui dispongono non ci sono.